Sara Ugolini rivolge l’attenzione ad un’interessante realtà romana che si occupa di arte irregolare, promuovendo artisti noti ed emergenti.

Sara Ugolini Pensi che Roma sia un punto di osservazione interessante per l’arte irregolare?

Gustavo Giacosa A me piace di più parlare di Art Brut in riferimento alla nozione creata da Jean Dubuffet. Malgrado in Italia questo pensiero resti ancora poco conosciuto, quando esso viene esposto suscita molto interesse perché i suoi postulati sono ancora di grande attualità. Questo l’ho potuto verificare grazie all’esperienza delle mostre organizzate nello spazio espositivo SIC12 artstudio dove introduciamo l’Art Brut e i dialoghi possibili con l’arte contemporanea.

In tal senso Roma è un eccellente punto di osservazione, di ricerca e di studio di manifestazione spontanee prodotte ai margini del sistema. È inoltre un luogo ricco d’incontri e di scoperte curiose. A Roma ho trovato molto interesse e disponibilità sia nel pubblico sia nelle istituzioni: l’Università La Sapienza e il suo dipartimento di Storia dell’arte contemporanea, l’Accademia di Belle Arti, l’Institut Français, il Dipartimento di Salute Mentale D8, lo Spazio Taverna per gli artisti. Una rete di relazioni ormai consolidata che conferma che lo spazio è ben inserito nel tessuto romano. Sin dall’inaugurazione in settembre 2021 si avverte molto interesse. Il pubblico che visita le mostre è molto vario: studenti universitari, dell’accademia di belle arti, pazienti e personale delle ASL, persone del quartiere Ostiense dove si trova l’associazione. Ma anche una nuova schiera di curiosi, persone che hanno approcciato la collezione e hanno scoperto l’Art Brut sull’onda delle attività collaterali che organizziamo attorno ai temi portanti delle mostre.

Sara Ugolini Quale è stato il tema dell’ultima mostra allestita nello spazio SIC12?

Gustavo Giacosa L’ultima mostra iniziata il 1° aprile scorso propone un incontro tra autori di diversa nazionalità che fanno dei rapporti tra corpo e memoria le fondamenta di una personale mitologia visiva. “Corpo ricorda” conclude un ciclo di mostre corrispondente ai tre nuclei tematici che strutturano la nostra collezione. Questo ciclo era iniziato nel 2021 con “A Due” che indagava la nozione di doppio, di specchio e di alterità ed è proseguito con “Parole in cammino” attorno alla dimensione grafica della scrittura.

Ventitré gli autori presenti questa volta: alcuni “classici” dell’Art Brut come Michel Nedjar e Oswald Tschirtner s’affiancano a scoperte più recenti come il javanese Noviadi Angksapura o l’haitiano Frantz Jacques detto Guyodo. La maggior parte di loro crea scevra da qualsiasi modello culturale di riferimento e s’inscrive a pieno titolo nella nozione di Art Brut così come l’ha definita Jean Dubuffet. Altri, pur mantenendo una radicalità stilistica, intrattengono rapporti più complessi con la creazione e con il mondo dell’arte. Il mio intento è quello d’integrare questa diversità d’approcci inseguendo il filo rosso che vede il corpo come il teatro di una lotta tra memoria e oblio.

Sara Ugolini Un’ampia parte del tuo interesse professionale è rivolto al teatro e alla messa in scena di spettacoli dedicati agli autori brut. Hanno un filo conduttore i tuoi spettacoli? Tendi a dare più spazio alle storie di vita degli autori scelti oppure al racconto delle opere che hanno realizzato?

Gustavo Giacosa L’Art Brut suscita un interesse crescente nel mondo del teatro e del cinema. Oggi più che mai si è alla ricerca di storie di vita interessanti e fuori dal comune. Nel mio approccio ad un teatro del corpo e delle immagini, l’universo grafico e la biografia dell’autore sono solo un punto di partenza. Non m’interessa ricreare biografie teatralizzate o dei “biopic” sugli autori dell’Art Brut. Mi lascio ispirare dal loro vissuto, ma poi abbandono la fonte d’ispirazione per poter essere libero di creare. La poetica di ogni autore mi offre dei suggerimenti, m’indirizza a concentrarmi su certi aspetti della creazione: in Oreste F. Nannetti è il ritmo, per Giovanni Galli è il corpo, con Melina Riccio è il racconto ciò che preme. L’oggetto finale, chiamasi esso spettacolo o performance, resta tuttavia indipendente dall’estetica e dagli intenti dell’autore. trice che mi hanno ispirato.

La questione del mostrare le opere che essi hanno realizzato all’interno di una narrazione teatrale, resta una domanda aperta. Talvolta esso trova una giusta collocazione, come la restituzione in video di un frammento del muro di Nannetti, altre volte il lavoro non è mostrato ma evocato come per i disegni che realizza Giovanni Galli. Per questo mi piace associare quando è possibile una mostra di opere grafiche alla presentazione dei miei spettacoli, perché in questo modo l’uno diventa complementare all’altro e lo spettatore si porta dietro una visione d’insieme.

Sara Ugolini Come immagini il futuro di SIC12 artstudio?

Gustavo Giacosa Come un albero in crescita, con radici che affondano in profondità e molti rami che possano offrire ombra e riparo a tante persone. Inizialmente per strutturare questo progetto ci siamo costituiti come APS, associazione culturale di promozione sociale. Tra gli obiettivi di questa associazione c’è quello di valorizzare e custodire la nostra collezione intitolata Puentes (i ponti), mirando a mettere le basi per la costituzione in un secondo momento di una fondazione pubblica che possa preservarla e incanalarla in un flusso di continuità con il nostro lavoro.

Durante il 2023 ci sono ancora tanti eventi che arricchiranno la visita alla mostra “Corpo Ricorda” come l’incontro previsto per il 13 ottobre prossimo con il collezionista Bruno Decharme e Cristina Agostinelli conservatrice del Museo di arte moderna Centre Georges Pompidou di Parigi. Nel mese di novembre dall’ 8 al 11, presenteremo la seconda edizione del “Festival Tracce: arte + alterità + altrove” realizzato in collaborazione con il comune di Roma e i servizi di salute mentale ASL2 di Roma e quelli omologhi del settore Est di Parigi. Per l’anno prossimo, da marzo a novembre, presenteremo un’anteprima della ricerca monografica che porto avanti da alcuni anni sull’opera di Giovanni Galli. La mostra di Roma s’intitolerà: “Aspettando la bomba. L’Art Brut di Giovanni Galli” e sarà presentata in seguito all’Accademia delle arti e del disegno di Firenze nel mese di ottobre-novembre 2024 e alla Collection de l’Art Brut di Losanna nel 2025.

In parallelo inizieremo a dare spazio ad alcuni interventi di artisti dell’arte contemporaneo sensibili e davvero interessati alle domande che tramite suoi autori inconsapevoli l’Art Brut ci pone.

 

La programmazione di SIC12 artstudio è consultabile sul sito dell’associazione.

Sara Ugolini, storica dell’arte