Proseguiamo il nostro discorso sull’Outsider Art con l’intervista di Sara Ugolini ad Andrea Masiero, educatore, arteterapeuta e conduttore del Laboratorio 12000 colori a Zola Predosa (BO).

Ormai dieci anni fa, per il progetto RISME, promosso dall’Istituzione G.F. Minguzzi, insieme alla storica dell’arte Marta Cannoni avviammo una ricerca sul campo che era destinata a mantenere un carattere aperto.

L’idea era quella di offrire un’istantanea degli atelier creativi rivolti a utenti con fragilità attivi sul territorio di Bologna e provincia.

La ricerca non mirava tanto a schedare tutti i laboratori esistenti quanto a evidenziare, attraverso alcuni esempi significativi, le diverse metodologie, scelte e linguaggi espressivi che emergevano avendo a che fare con l’attività creativa in contesti protetti.

A distanza di anni, in questo spazio dedicato a un tour tutt’altro che lineare intorno all’Outsider Art, torniamo a parlare di atelier attraverso un’intervista ad Andrea Masiero, educatore-arteterapeuta e conduttore del laboratorio 12000 COLORI del Centro di riabilitazione residenziale ”Casa Remo” di Zola Predosa.

Uno scorcio del laboratorio

Sara Ugolini Nel resoconto per RISME si sottolineava l’importanza della posizione e dell’organizzazione dello spazio laboratoriale ai fini del risultato creativo. 12000 COLORI è un atelier dentro uno spazio residenziale: pensi che avrebbe un altro carattere se fosse in un centro diurno?

Andrea Masiero Certamente. Lo spazio del laboratorio nel nostro caso è stato ricavato dalla cucina di un mini appartamento della residenza. L’intento era di ritagliarsi un angolo appartato, adatto a stimolare la concentrazione.

Nonostante ciò, proprio perché calato nelle dinamiche che avvengono quotidianamente a “Casa Remo”, con il via vai dei gruppi di residenti che si suddividono per seguire le attività programmate per la giornata, dei visitatori, degli operatori, l’ambiente appare particolarmente animato, non propriamente contemplativo, e attraversato da molti suoni, numerose parole, anche per la prassi che siamo soliti seguire.

S.U. 12000 COLORI si può descrivere come un laboratorio di arte terapia o è più giusto definirlo un atelier a conduzione artistica?

A.M. Bruno Munari, e i suoi rimandi ai 12000 COLORI che si possono ottenere combinando i quattro colori fondamentali, è stata per l’atelier una figura ispiratrice. Negli anni, dal punto di vista propriamente visivo, si è compiuta una sperimentazione utilizzando varie tecniche e materiali. Si è giunti poi a un assestamento, in cui è stato privilegiato l’uso di pastelli e di pennarelli, strumenti che garantiscono una maggiore autonomia ai partecipanti. Al di là di questo, l’impostazione che caratterizza il laboratorio è di tipo arte terapeutico. Una sessione di arte terapia inizia di solito proponendo un argomento di discussione, i pensieri emersi durante l’incontro vengono messi per iscritto e in ultimo si realizza un disegno. Da tempo si riflette per esempio attorno al tema del desiderio. I partecipanti raccontano i propri desideri, li condividono con il gruppo, quando emergono elementi critici si cerca di elaborarli.

S.U. Com’è nata la mostra La ragazza dei viaggi?

A.M. La mostra, allestita di recente all’ingresso della Casa della Conoscenza di Casalecchio, nasce appunto dal procedimento appena descritto. Una persona, invitata a raccontare un suo desiderio, ha espresso la volontà di poter viaggiare, di spostarsi, di raggiungere anche mete remote. I disegni che ha realizzato e che sono stati in mostra assieme a quelli di altri autori, narrano dunque una dimensione – la fantasia di fuga, di esplorazione, di distacco dal quotidiano – che nelle sue infinite forme accompagna tutti.

F., Il pescatore, matite su cartoncino

S.U. Mi risulta che in vista di un evento espositivo il tuo intervento consista di solito nel selezionare i lavori e montarli assieme formando composizioni più ampie. Il fatto di essere a tua volta un illustratore, di aver un tuo gusto personale e un tuo stile pensi che influenzi il processo creativo degli utenti?

A.M. Essendo consapevole di questo cerco di limitare la mia influenza il più possibile rimanendo di solito neutro nella scelta dei temi, dei colori, immagini e titoli, nei lavori svolti dai pazienti. Tuttavia il fatto che “io sono io” ho una storia “di vita” con loro, sono una presenza importante, al pari di un familiare in alcuni casi, credo che inevitabilmente ci sia una sorta di fusione… di empatia… di comprensione profonda che probabilmente incide nella realizzazione dei lavori. Potremmo parlare di un misto di fiducia reciproca ed esperienza nel tempo che mette le persone a proprio agio e quindi da loro la possibilità di esprimersi al massimo delle loro capacità.

S.U. La commercializzazione delle opere realizzate in atelier è un aspetto che ti interessa?

A.M. La commercializzazione riguarda di solito le produzioni artigianali che si realizzano in un altro atelier. Niente di simile avviene per i lavori del laboratorio di arte terapia ma non è escluso che qualcuno interessato alle opere possa contattarci.

F., L’eremo, matite su cartoncino

M., La vita inizia a cinquant’anni, matite su carta

La mappatura delle attività espressive organizzate in contesti protetti, svolta per il progetto RISME tra il 2012 e il 2013, è consultabile sul sito RISME

Le produzioni artistiche del laboratorio 12000 colori sono visibili sul profilo Facebook di Casa Remo

Il lavoro creativo di Andrea Masiero è presente su Instagram

Sara Ugolini, storica dell’arte