Il 2024 è il centenario della nascita di Franco Basaglia, psichiatra, promotore di una riforma radicale dell'assistenza psichiatrica che portò con la legge 180 del 1978 alla chiusura dei manicomi, dando vita al movimento della per una società più inclusiva, più libera e più giusta.

Da marzo a maggio l'istituzione Minguzzi ha organizzato una serie di attività pubbliche in occasione del centenario della nascita di Franco Basaglia, per presentare i temi principali del suo pensiero e discuterne con un pubblico ampio, uscendo dall'ambito dei soli addetti ai lavori. In particolare, in collaborazione con la Cineteca di Bologna, l'Archivio Basaglia, le Teche RAI e la RSI Radiotelevisione Svizzera, l'Istituzione Minguzzi ha organizzato la rassegna “Il pensiero che cambia le cose: 100 anni di Basaglia al cinema”, in cui sono stati presentati film e documentari dedicati al tema della , con ospiti di rilievo internazionale nel campo del cinema come Marco Bellocchio e nel campo della come , già Responsabile del Dipartimento di dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.

La storia della italiana mostra l'importanza di un rapporto costruttivo e dialettico tra tecnica, politica e popolare. L'esperienza esemplare di Franco Basaglia – come ci stanno aiutando a ricostruire e a raccontare in questi anni le ricerche d'archivio, le formazioni e le altre attività di sensibilizzazione promosse dall'Istituzione Minguzzi della Città metropolitana – è stata accompagnata da una miriade di sperimentazioni, elaborazioni innovative e “invenzioni” istituzionali che, durante gli anni ‘60 e ‘70, hanno cambiato il volto della e dei servizi, permettendo di concretizzare i valori contenuti nella Costituzione della Repubblica Italiana.

Grazie a queste tante sperimentazioni è stato possibile dare gambe e corpo a quell'ampio movimento politico, popolare, culturale che ha portato nel 1978 all'approvazione della legge 180, pilastro del Servizio Sanitario Nazionale ed esempio mondiale di un nuovo modo di intendere la : sul e senza segregazione. Grazie alle molte esperienze innovative, ricche di approfondimento scientifico e di vivacità culturale, si è diffusa ed è stata progressivamente ammessa nella sensibilità popolare l'idea che nessuna condizione di sofferenza giustifica trattamenti escludenti, che la risposta tecnica e disciplinare ai problemi – se non tiene conto delle questioni relative ai , sociali e civili – rischia costantemente di degradare in forme di esclusione e di nascondimento delle vite di coloro che non vogliamo vedere perché “troppo complessi”, “irrecuperabili”, “disturbati o disturbanti” – le etichette con cui spesso rischiamo di nascondere la profondità della soggettività umana e la stratificazione di problemi e ingiustizie che spesso si esprimono nella sua sofferenza.

La storia che Franco Basaglia rappresenta è una storia articolata e poliedrica, in cui molti di noi possono riconoscersi perché simbolo di una sensibilità e di una pratica che ha innervato e continua ad innervare le nostre comunità: in molte province Italiane infatti lo scandalo del manicomio è stato affrontato e superato grazie alla volontà delle professioniste e dei professionisti che hanno avuto il coraggio di mettersi in discussione e di approfondire i limiti della propria disciplina, incontrando l'attivo ascolto e la disponibilità al cambiamento delle amministrazioni locali, pronte a rispondere alle proposte – anche “rischiose” – dei tecnici più illuminati attraverso una profonda assunzione di responsabilità e un deciso orientamento a immaginare nuovi servizi, nuove risposte e nuove possibilità di sociale. La politica assume ancora oggi un ruolo fondamentale in questi percorsi di cambiamento grazie ai quali si afferma la coincidenza tra le affermazioni di valore e le scelte organizzative, gli investimenti tecnici e gli orientamenti scientifici.

È molto significativo che un ruolo fondamentale in questa storia lo abbiano avuto i luoghi e le occasioni di ascolto e coinvolgimento popolare: a partire dagli anni ‘70 la costruzione di un sistema di cura e presa in carico della sofferenza che iniziasse ad anticipare i tratti di un moderno territoriale è stata sostenuta attraverso un ricorso costante alle assemblee di quartiere, alla ricerca continua del confronto tra servizi e popolazione per coglierne i bisogni, alla costruzione di momenti artistici condivisi (quello che oggi definiamo “ culturale”) per accompagnare il reinserimento sociale di persone che rischiavano di essere escluse perché avvertite solo come “malate”, “estranee” o “pericolose”.

A partire da questa riflessione storica è importante sottolineare alcuni lasciti della lezione Basagliana che oggi è importante attualizzare: i sistemi di non possono che realizzarsi a contatto diretto con la vita e la della popolazione – quella che oggi definiamo prossimità – se non vogliamo rischiare di riprodurre strutture di esclusione e riduzione dei ; la competenza tecnica, l'innovazione tecnologica, l'investimento in soluzioni organizzative efficienti ed efficaci sono fondamentali ma da sole non possono bastare per garantire risposte ai bisogni della popolazione che siano orientate ai principi di una comunità democratica.

L'importanza della salute mentale oggi si manifesta proprio attraverso questo suo essere ancora il campo in cui forme innovative di permettono di ripensare le risposte e l'organizzazione dei servizi, in un costante ripensamento che riesca a coniugare il massimo della competenza tecnica con la più capillare popolare.

L'esperienza promossa dal Dipartimento di Salute Mentale della AUSL di Bologna dal 2022, e dal Comune di Bologna sostenuta, dal titolo “Ci vuole una città”, mostra quanto ancora oggi la salute mentale ci spinga a considerare che la cura deve essere una responsabilità diffusa e condivisa. Non si tratta solo della cura tecnica nei confronti di una condizione patologica individuale ma della capacità delle comunità di prendersi cura del proprio , di costruire insieme le condizioni di vita che permettano a ciascunə di essere inclusə. Non è un caso che proprio a partire dalle riflessioni e dalle trasformazioni avviate nella degli ultimi decenni si siano aperte ulteriori sperimentazioni ancora oggi importanti come l'orientamento alla Recovery, il Budget di Salute, innovativi approcci e strumenti rivolti all'integrazione sociosanitaria.

L'orientamento alla Recovery – parola inglese che letteralmente significa guarigione ma che si usa in Italia per indicare il concetto di “ripresa” come riappropriazione della vita – indica che il sistema dei servizi non si appropria della vita dell'utente controllandone tutti gli aspetti (in quanto lo considera solo portatore di deficit) ma costruisce le reti e gli strumenti per una riaffermazione soggettiva degli individui e delle comunità, per percorsi di sviluppo di competenze e risorse, per processi di miglioramento soggettivi e collettivi.

Allo stesso modo il Budget di Salute è un metodo coerente con queste proposte: il sistema di benefici, sostegni e forme di presa in carico rivolti all'utenza non deve più essere pensato come un corpus monolitico di prestazioni che “spettano” a determinate categorie di popolazione ma come un palinsesto aperto di opportunità non stabilite a priori, che si modifica e si definisce a seconda dell'incontro con l'utenza, con la rete sociale naturale in cui essa vive, con il e le sue agenzie. La variabilità, la flessibilità, l'adattabilità ai bisogni e alle caratteristiche individuali nella definizione degli interventi consente anche di convogliare più risorse, tra cui quelle del e del terzo settore, e di considerare quelle esistenti nella vita dell'utente e della sua rete informale.

In queste innovazioni – che costituiscono i campi di cambiamento più urgenti in cui siamo impegnati – è molto importante il ruolo del : la costruzione di forme integrate tra sociale e sanitario si appoggia su una rete capillare di articolazioni istituzionali che abbiamo in questi anni contribuito a legare sempre di più ai Quartieri, cooperando con i di Comunità e il lavoro degli Uffici Reti; il nostro impegno sullo sviluppo di forme di e coprogrammazione esprimono l'importante tentativo di contribuire a rammendare i tessuti comunitari con l'impegno di tutti. Questa azione serve a sostenere la continua evoluzione dei servizi e ad intervenire su quelle condizioni di salute che, oltre all'intervento sanitario, necessitano di interventi sulla qualità della vita, sullo stato dei luoghi e sulla supportività delle relazioni comunitarie.

Da numerose e diverse prospettive si sottolinea come molte malattie mentali possano essere considerate come espressione di uno scacco della possibilità di partecipare: di partecipare alle relazioni con gli altri, a rapporti di reciproca intesa e fiducia, al coinvolgimento in interessi culturali o ludici, alla condivisione di valori e significati condivisi, alla fruizione di alcuni fondamentali; della possibilità di percepire che si ha un ruolo che conta nelle decisioni che ci riguardano. Non solo la salute mentale ma in generale la salute dipende dalle relazioni e dalla qualità della vita insieme, secondo lo stesso principio.

Recuperare e approfondire la storia che si esprime attraverso la figura di Franco Basaglia continua quindi per tutti noi oggi a costituire uno stimolo e un impegno per la qualità della vita, il benessere e la giustizia nelle nostre comunità, anche attraverso l'innovazione e l'approfondimento scientifico sulle pratiche e l'organizzazione dei servizi. Questa serie di eventi organizzata dall'Istituzione Minguzzi, che consentono di comunicare con la cittadinanza più ampia, costituisce il naturale sviluppo di un quotidiano lavoro di ricerca, documentazione, formazione, monitoraggio e stimolo alla riflessione nei servizi, che l'Istituzione compie, in un costante rapporto con le comunità delle professioniste e dei professionisti e dei principali stakeholders, utenti e familiari, insieme alle reti del , dell' e del terzo settore. Anche da questo lavoro quotidiano dipende la qualità delle sperimentazioni e delle innovazioni che come sistema riusciamo a mettere in atto.

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