Riceviamo da Andrea Pancaldi queste riflessioni sul Giorno del ricordo, che si celebra dal 2005 ogni anno il 10 febbraio per conservare la memoria delle vittime delle foibe, della tragedia dell’esodo dalle loro terre di istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.

Di leggi, Presidenti e cantautori

Il Giorno del ricordo è una solennità civile nazionale italiana, celebrata il 10 febbraio di ogni anno, che ricorda i massacri delle foibe e l’esodo giuliano dalmata. Istituita con la legge 30 marzo 2004 n. 92, vuole conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale” (art.1, legge 30 marzo 2004 n.92 istitutiva della Giornata del ricordo)

«Questa è l’occasione per ricordare la tragedia delle vittime del fascismo italiano che perseguitò le minoranze e si avventò con le armi contro i vicini croati, e sempre operò contro la libertà e la vita degli stessi italiani. Questa è l’occasione per ricordare le vittime italiane della folle vendetta delle autorità postbelliche dell’ex Jugoslavia. Gli atroci crimini commessi non hanno giustificazione alcuna. Essi non potranno ripetersi nell’Europa unita, mai più. Condanniamo ancora una volta le ideologie totalitarie che hanno soppresso crudelmente la libertà e conculcato il diritto dell’individuo di essere diverso, per nascita o per scelta.» (Dichiarazione congiunta del Presidente della Repubblica Italiana e dal Presidente della Repubblica di Croazia pronunciata il 3 settembre 2011 durante il loro incontro a Pola)

E’ una cosa come un monumento/ e il ricordo assieme agli anni è spento/ non ce n’è mai stati/solo in quel momento/ l’uomo in fondo è buono/meno il nazi infame!” (Cos’è un Lager, F.Guccini, 1981)

 

Il paradosso del confine che divide e unisce al tempo stesso

Detto, anzi citato, quanto sopra, almeno qui cerchiamo di evitare le ricorrenti polemiche in materia, e lasciamo la parola alle vicende storiche che vedono in estremissima sintesi (di cui chiedo anticipatamente venia se ci fossero involontarie erronee semplificazioni):

– nel corso dei 30 anni che separano l’inizio della prima guerra mondiale dalla fine della seconda i territori del cosiddetto “confine orientale” e zone limitrofe passarono attraverso la giurisdizione di ben tre stati diversi. Prima l’impero austro-ungarico, poi il Regno d’Italia e infine la repubblica Jugoslava, anche se con elementi di diversità tra le varie zone (Trieste, Istria, città di Fiume, Dalmazia)

– durante la seconda guerra mondiale furono compiuti crimini sull’uno e sull’altro versante: eserciti invasori nazista tedesco e fascista italiano da una parte ed esercito e partigiani jugoslavi dall’altra. L’introduzione al sito sotto citato dedicato alla invasione italiana della Jugoslavia nel 1941, curato da IRSREC Friuli e Istituto naz.Parri, con il Patrocinio della Camera dei deputati, inquadra bene i contorni della vicenda “Il 6 aprile del 1941 le truppe tedesche, seguite a ruota da quelle italiane e ungheresi, invasero la Jugoslavia. Il regno dei Karađórđević venne distrutto, il suo territorio spartito fra i vincitori. Seguirono anni terribili. Diciamolo subito: la responsabilità prima dell’inferno in cui precipitò il Paese spetta a chi lo attaccò e scatenò una guerra di tutti contro tutti. Poi fu il caos: guerra di liberazione contro gli occupatori; guerra civile fra ustašcia croati, četnizi serbi, domobranzi sloveni, partigiani comunisti; guerra rivoluzionaria per la creazione di uno stato socialista, feroci repressioni antipartigiane; sterminio degli ebrei, tentativi genocidari ai danni di popolazioni dell’etnia sbagliata. Davvero, nel museo degli orrori non mancò proprio nulla. Di quel vortice di violenza, le truppe italiane di stanza nei territori annessi o occupati, non furono semplici spettatrici, ma protagoniste. Si tratta di una delle pagine più buie della nostra storia nazionale, con pochissimi lampi di luce. Per questo è poco conosciuta e si è preferito dimenticarla

– alla fine della guerra, sullo sfondo del sorgere della divaricazione tra blocco occidentale (a cui furono “recuperate” Italia e Germania) e blocco orientale (di cui per un certo periodo fece parte la Jugoslavia, poi divenuto un cosiddetto “paese non allineato”), ci fu, salvo il caso della Germania nazista e la Shoah, uno strutturarsi di una sostanziale politica di insabbiamento dei crimini di guerra (quelli tedeschi in Italia, quelli italiani nei Balcani e in Africa, ma anche alcuni commessi dagli Alleati in Italia, come in Sicilia o nel Lazio) che investì anche quanto accaduto sul fronte orientale.

– in questo complessissimo panorama si collocano i crimini commessi nelle foibe dai partigiani jugoslavi, i crimini commessi in precedenza dell’esercito invasore fascista italiano nella repressione partigiana e contro le popolazioni civili e relative deportazioni in campi di concentramento dove molti perirono di stenti e malattie. Ancora vanno ricordati sul finire della guerra gli scontri interni al movimento partigiano italiano tra l’ala comunista e l’ala cattolica, sul futuro di quelle terre e dell’Italia più complessivamente, che portarono alla strage di Porzus. Infine gli scontri anche militari, interni alla Jugoslavia tra le fazioni serbe, croate e slovene nazionaliste e/o monarchiche e i partigiani titini fautori di una repubblica socialista.

– dentro e oltre questo il drammatico esodo di circa 250mila persone, in maggioranza di lingua italiana, che scelsero di non restare nei territori passati sotto la giurisdizione jugoslava e che non vennero certo accolti molto bene al loro arrivo in Italia, accusati sostanzialmente “di essere tutti fascisti”. L’esodo avvenne soprattutto negli anni immediatamente successivi la fine della guerra ma durò fino al 1956 (si pensi che il Trattato di Osimo, che sancì definitivamente i confini tra Italia e Jugoslavia, fissati con altri trattati post bellici, risale al 1975)

– andando indietro nel tempo, quando parte di queste terre passarono all’Italia dopo la prima guerra mondiale, l’incendio fascista della sede delle associazioni slovene a Trieste nel 1920, la cosiddetta “impresa di Fiume” del 1919 che consistette nell’occupazione della città di Fiume, poi revocata, contesa tra il Regno d’Italia e il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, da parte di reparti ribelli del Regio Esercito italiano “guidati” da Gabriele D’Annunzio , dopo che l’Italia aveva ottenuto le terre cosiddette “irredente” (Trento, Trieste e l’Istria). In precedenza, allo scoppio della prima guerra mondiale, nel 1915 ci fu a Trieste l’incendio della redazione del giornale in lingua italiana “Il Piccolo”, la devastazione della sede della Lega Nazionale e numerose violenze su esponenti e beni della comunità italiana compiute da minoranze tedesche e slovene.

 

Come andare oltre?

Come si vede terre di conquista martoriate per decenni da conflitti ideologici, etnici, religiosi, per fattori endogeni ed esogeni, contrassegnate da deportazioni ed esodi di intere popolazioni. Dove, per fortuna o purtroppo, a seconda di come la si vede, non si può spendere, almeno nei territori occupati dagli italiani, né la figura del “nazi infame” come emblema di ogni male, ma nemmeno quella del “buon soldato italiano” dipinta soprattutto attorno alle vicende delle aggressioni alla Grecia e alla Russia. Per capirci: “Si ammazza troppo poco”, ammonisce nel 1942 il generale Mario Robotti, comandante dell’XI Corpo d’Armata italiano in Slovenia e Croazia. “So che a casa vostra siete dei buoni padri di famiglia, ma qui voi non sarete mai abbastanza ladri, assassini e stupratori”, così scriveva nel 1943 Benito Mussolini ai soldati della Seconda Armata in Dalmazia.

Non è un caso quindi che l’articolo 1 della Legge che istituisce la Giornata della memoria non si limita a citare le Foibe e l’esodo delle popolazioni di lingua italiana, ma, delineando i “confini” della Giornata, parli anche della “…più complessa vicenda del confine orientale“. Il dibattito politico e mediatico italiano spesso preferisce ignorare questo e ridurre tutto al binomio fascista/comunista, le polemiche non risparmiano nemmeno le fiction TV in materia prodotte dopo il 2004 e andate in onda quando al governo vi erano partiti di centro-destra. Ancora lo studio della storia nelle scuole si ferma, se va bene, alla prima guerra mondiale, generando ignoranza. Ed è proprio l’ignoranza (dal verbo ignorare) la principale nemica di una dinamica che possa tenere le foibe e l’esodo degli italiani in un racconto di verità e di assunzione, sugli uni e sugli altri versanti, di responsabilità, quella umanamente possibile, ma pur sempre responsabilità.

 

Per documentarsi

Per approfondire la letteratura è sterminata, sia quella storica che quella “di parte”.

Ci paiono ben fatte, anche come panorama di ricostruzione storica, le pagine dedicate al tema su Wikipedia; ne segnaliamo tre da cui accedere anche ad altre pagine collegate e ad una ricca bibliografia

Per ulteriore documentazione e bibliografia più aggiornata segnaliamo la ricerca (libri presenti e in quale biblioteca) fatta nel Polo SBN Servizio Bibliotecario Naz.le bolognese con la parola “Foibe” https://sol.unibo.it/SebinaOpac/query/foibe?context=catalogo e quella fatta con le parole “esodo italiani Istria” https://sol.unibo.it/SebinaOpac/query/esodo%20italiani%20istria?context=catalogo ed “esodo giuliano dalmata” https://sol.unibo.it/SebinaOpac/query/esodo%20giuliano%20dalmata?context=catalogo ricordando che su queste tematiche la Biblioteca bolognese più fornita è quella dell’Istituto storico Parri https://www.istitutoparri.eu/biblioteca/ che ha anche una sezione digitale.

Per le vicende belliche e i crimini di guerra italiani in Jugoslavia consulta il sito occupazione italiana in Jugoslavia 1941-1943 (IRSREC Friuli, Istituto naz. Parri) https://www.occupazioneitalianajugoslavia41-43.it/ e il sito crimini di guerra ( P.Manno, R.Masciadri, C.Celona, ISEC Sesto San Giovanni) http://www.criminidiguerra.it/
Per la spartizione della Jugoslavia tra Italia, Germania, Ungheria vedi qui: https://is.gd/LfFKKX

Sui campi di concentramento per i civili sloveni e croati il sito Campi fascisti (Fond.Museo Shoah, UE, Archivio di Stato e Regione Toscana): https://campifascisti.it/

Per le figure del nazi infame e del buon soldato italiano vedi: F.Focardi, Il cattivo tedesco e il bravo italiano, Laterza, 2013

Per i film e i documentari ci sono molte cose disponibili in rete:

 

Andrea Pancaldi