Nello spazio di questo blog Sara Ugolini dà oggi la parola a Giuliano Tosi, appassionato d’arte parmigiano e collezionista di arte naïf.  A Reggio Emilia, presso la Biblioteca Panizzi, Giuliano ha visitato di recente la mostra “Faccia a faccia” (8 ottobre 2022-25 marzo 2023) e realizzato il piccolo reportage fotografico che compare in calce a questa intervista.

Sara Ugolini. “Faccia a faccia” presenta una selezione di opere sull’immagine del viso interpretata dagli autori irregolari del Fondo Menozzi.

C’è qualcosa di questa mostra che ti ha colpito?

Giuliano Tosi Se dovessi riassumere, in due parole, il senso di questa visita, direi che è proprio vero che il viso è lo specchio dell’anima! L’espressione di un viso, e in particolare modo gli occhi incastonati sulla sua superficie, ci possono trasmettere svariate sensazioni in modo diretto. Ero curioso di visitare questa mostra e di scoprire cosa avrei provato ritrovandomi di fronte a una parte delle opere già viste in occasione della mostra “Ai margini dello sguardo”, nel 2007.

S.U. “Faccia a faccia” offre un percorso sull’immagine del viso a partire dalla collezione di Dino Menozzi donato alla Biblioteca Panizzi. Pensi che il fatto di essere a tua volta un collezionista condizioni il tuo sguardo di fronte alle opere?

G.T. Da un lato, non avendo una formazione specifica, ci tengo a rivendicare il mio sguardo da semplice appassionato d’arte ma indubbiamente è difficile pensare che la mia visione non risenta, in modo più o meno involontario, delle mie esperienze collegate all’arte naïf.

Toni Roggeri, Cristo con girasoli, 1978

S.U. Quando hai iniziato a raccogliere opere e in quale circostanza?

G.T. ll mio avvicinamento all’arte naïf prende le mosse dalla rassegna annuale di Luzzara, il Premio nazionale dei Naïf italiani, che ho iniziato a frequentare alla fine degli anni ottanta del Novecento, cioè dopo il periodo di massimo clamore raggiunto dall’espressione naïf. Anche la rivista di Dino Menozzi «L’arte naive» ha avuto un ruolo chiave nel mio percorso di conoscenza.

Dopo essermi dedicato per un periodo piuttosto lungo a documentarmi, ho iniziato ad acquistare qualche dipinto. Ho svolto diversi viaggi soprattutto in Croazia e nell’Est Europa che mi hanno dato la possibilità di accedere a opere interessanti. Devo dire d’altra parte che l’acquisto è solo un momento di un’attività più ampia di esplorazione sul campo, al cui centro c’è l’artista e il suo contesto di vita. La zona in cui un individuo ha abitato, la postazione che occupava per dipingere, così come le sue vicissitudini personali, mi sembrano dati indispensabili per comprendere la produzione artistica e per apprezzarla.

C’è poi verosimilmente la dimensione dell’incontro, della relazione, della collaborazione che ha giocato un ruolo non secondario nel motivarmi ad avvicinare l’arte naïf. Negli anni, grazie alla mia passione, non solo mi sono spinto all’estero per conoscere gli artisti, ma anche per confrontarmi con esperti del settore, curatori e conservatori museali.

S.U. Che rapporto hai con le opere della tua collezione? Hai qualche preferenza? Riguardi periodicamente le opere che conservi?

G.T. Sì, tendo a riguardare le mie opere, anche perché diverse sono appese alle pareti di casa.

Emerik Feješ, Milanskj Dom, s.d.

Di questi lavori non è solo l’aspetto visivo, la qualità pittorica che continua ad affascinarmi ma anche la loro capacità di attivare i ricordi. Ciascun’opera sollecita in me un insieme di emozioni, reminiscenze, immagini molteplici: la preparazione di un itinerario e l’inizio di un viaggio, gli scambi di battute lungo la strada, l’incontro con un autore o con un suo erede, la scoperta di un percorso artistico e umano, la produzione di documentazione visiva…
Tra gli autori che amo di più ci sono Emerik Feješ, Pavel Leonov, Ivan Rabuzin, Mario Previ. Il pittore serbo Feješ era specializzato nella redazione di architetture urbane, laiche e religiose, e di lui conservo un dipinto del Duomo di Milano che realizzò senza mai osservarlo dal vivo.

S.U. Immagini del viso e ritratti sono presenti nella tua collezione?

G.T. Se mi chiedi di ritratti, ti posso fare solamente un nome, Pietro Ghizzardi. Sui sette pezzi che posseggo, sei raffigurano parte del busto e si concentrano sul viso, come, del resto, la maggior parte della produzione di Ghizzardi.

Enrico Benassi, Monte Carlo (Le danzatrici) 1971

 

S.U. L’arte naïf esiste ancora?

G.T. In quanto fenomeno storico artistico recante determinate caratteristiche espressive, l’arte naïf si è esaurita. Sono plausibilmente venuti meno i presupposti sociali, politici, economici che ne permettevano l’esistenza. Quel che rimane delle espressioni imparentate all’arte naïf tende a confluire oggi nel più ampio territorio dell’arte irregolare. Nella mia collezione sono presenti diversi lavori che nel contenitore dell’Outsider Art mi sembrano piuttosto a loro agio, due di questi sono il padano Nello Ponzi e Michael Haure, proveniente dalla Papua Nuova Guinea.

Nello Ponzi, Lavrora, s.d.

Michael Haure, s.t., 2009

 

Il catalogo della mostra “Faccia a faccia” è scaricabile a questo indirizzo.

Le opere della collezione di Giuliano Tosi, assieme a materiale documentativo di vario genere, bibliografie, cataloghi espositivi, recensioni, epistolari, sono consultabili sul sito del Fondo Internazionale di documentazione sull’Art Naif

Sara Ugolini, storica dell’arte

 

 

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