A partire dalla tragedia pasolinana messa in scena presso il Arena del Sole di Bologna, riflette sul complesso lavoro di appropriazione e rielaborazione dei contenuti da parte dell'attore che coinvolge vissuti personali profondi in un processo che ha esiti terapeutici e di alto valore creativo.

Percorsi di lavoro teatrale a partenza dai Dipartimenti di esistono già da molti anni in tantissime realtà della .

L'incontro fra l'arte teatrale, la lotta allo stigma, la percezione sociale della malattia mentale e una terapia alternativa, hanno dato vita nel 2008 ad un coordinamento delle esperienze teatrali (laboratori, gruppi, compagnie) dei Dipartimenti di della , in capo alla Istituzione G. F. Minguzzi. Attraverso i teatri della è stato possibile iniziare un'importante azione culturale che ha favorito la costruzione di un terreno comune e di co-progettazione fra ‘il sanitario' e ‘il culturale'.

Dal 2016 è attivo un Protocollo, rinnovato nel 2020, firmato dagli Assessorati alla Salute e alla Cultura della Regione, dall'Istituzione Minguzzi e da APS in rappresentanza di alcuni Teatri della salute, che accolgono le compagnie regionali.

I lavori del Coordinamento regionale e e della dei Teatri della salute sono proseguiti verso la costituzione di una nazionale. Diversi convegni si sono svolti sul tema negli anni scorsi: a Bologna nel corso del 2023 è stato possibile mappare anche le esperienze nazionali e avviare un processo di confronto che ha ulteriormente consolidato il progetto e dal quale è nato un MANIFESTO dei teatri per e nella . Il documento sottolinea in 8 punti il valore di questo e i principi che lo sottendono. L'obiettivo è che possa essere sottoscritto e condiviso da tutti coloro che nel mondo della cultura, della sanità, del sociale e delle istituzioni vogliano farsene portavoce. Nel corso del convegno tenuto a Bologna nel dicembre 2023, dal titolo “TO BE: il Offre Bellezza ed Emancipazione“, sono stati presentati i dati della ricerca condotta a livello nazionale dalla Associazione per il Volabo e sono stati discussi con professionisti della cultura, del e della salute i punti cardini contenuti nel manifesto. Il manifesto è consultabile e può essere sottoscritto al sito www.teatralmente.it

Tra le numerose realtà regionali e nazionali che portano in scena spettacoli estremamente interessanti e che danno vita nella Regione Emilia Romagna anche ad una circuitazione in diversi teatri, ci soffermiamo in questo scritto, sulla compagnia di teatro di prosa ,* che a Bologna ha portato in scena lo spettacolo Porcile nella primavera del 2023 al teatro Arena del Sole e successivamente, visto l'importante successo di pubblico e di critica, al teatro delle Passioni di Modena a febbraio 2024 e nuovamente al teatro Arena del sole tra febbraio e marzo 2024.

Lo spettacolo, per la regia di Nanni Garella, è frutto di una inedita collaborazione con Balletto Civile guidato dalla coreografa e danzatrice Michela Lucenti.

L'opera di Pasolini è una delle tragedie scritte in un brevissimo arco di tempo, durante un ricovero ospedaliero. Il dramma è scabroso e scomodo: siamo nel 1967 in Germania, a Godesberg, dove vive una famiglia di industriali borghesi arricchitisi dopo l'epoca del nazismo con il quale si intuisce avessero collusioni. Il figlio, il protagonista Julian, porta sulle spalle il peso enorme di questa “famigerata eredità” che lo schiaccia e che lo vede incapace di ribellarsi, passando così intere giornate nell'apatia.

La fusione del patrimonio industriale del padre di Julian con quello di un altro industriale, ex criminale nazista, diventa la cornice per un dispiegamento del tragico epilogo: Julian fugge, incapace di contrastare il male che alberga nella sua famiglia e nella società in cui vive, incapace al contempo di unirsi alla protesta dei del suo tempo, e trova unico scampo in una morte tragica, proprio là dove aveva sempre trovato rifugio l'unico sentimento d'amore che era in grado di provare.

Il regista Garella scrive nelle note di regia del programma di sala: “Julian assomiglia molto a Pasolini per questo infinito amore per la vita nonostante le difficoltà, le persecuzioni e le angherie” La tragedia è ambientata in epoca moderna ma ha la potenza della tragedia arcaica, aspetto che il regista Garella esalta dando più spazio al coro: ”avevo bisogno di una danza capace di coinvolgere i miei attori… con Michela Lucenti abbiamo lavorato per costruire un coro che attraverso musica e gesti potesse spezzare la prosaicità asciutta e secca della tragedia”.

Vorrei soffermarmi su due aspetti peculiari di questa rappresentazione:

1- Il rapporto che lega l'attore al personaggio e alla drammaturgia.

In questo caso parliamo di una tragedia di Pasolini, che è stata anche oggetto di un film molto controverso e discusso e che affronta un tema particolarmente angosciante e tragico. Queste scelte drammaturgiche, con l'apporto vivificante di molti incontri fatti tra regista e attori, hanno consentito di poter metabolizzare il senso più profondo del tema pasoliniano affrontato in Porcile, fino ad arrivare a un processo di appartenenza per ognuno degli attori al proprio personaggio.

E' stato fondamentale per raggiungere questo risultato un lungo percorso di (elaborazione in gruppo delle tematiche espresse nella drammaturgia), con un processo graduale di condivisione del significato moderno dell'intera opera, dello spessore dei singoli personaggi (anche quelli più “odiosi”), consentendo così da parte dei nostri attori una appropriazione del vissuto dei personaggi ed una trasformazione delle emozioni, a volte molto intense (dalla rabbia al disgusto, dalla tristezza allo stupore).

In un precedente lavoro pubblicato sulla Rivista di Psicoterapia Psicoanalitica (2014), riflettevo sul lungo percorso e sulle trasformazioni viste nei miei pazienti che avevano partecipato fin dal 1999 al progetto di nel Dipartimento di Salute Mentale della Ausl di Bologna, individuando un vertice di osservazione con fulcro nel mondo intrapsichico, nel rapporto del soggetto con i suoi oggetti interni, con i personaggi del suo sogno. “Sempre l'attore quando si cala nel personaggio si identifica con una parte di questi in ragione della corrispondenza o dissonanza con i “personaggi” del suo mondo interno e quindi anche della sua storia personale…..diventa così fattore specifico di cambiamento la dinamicità che lega l'attore al personaggio, altro da sé ma al contempo espressione di una parte di sé. L'attore dà corpo ad una realtà illusoria, che diventa reale con l'azione del suo corpo nella modalità del personaggio”.

Scrive Faenza (2005) «Il distacco della condizione creativa è ….reversibilità di rapporti, possibilità di aprirsi in più direzioni, libertà di esplorazione. La sincerità dell'esperienza non comporta la perdita di sé», tutto ciò allo scopo di non incorrere negli estremi di un risucchio o possessione da una parte oppure di estraneamento e distacco arido dall'altra, una fortezza vuota.

Ma cosa significa parlare di questa “distanza di sicurezza” nell'esperienza teatrale dei nostri attori? Affrontando testi così complessi e angoscianti si può temere una incursione del mondo psicotico e un processo di identificazione. Necessita quindi il lavoro di una mente gruppale, la sapiente regia che modula e rilegge la drammaturgia insieme con gli attori.

Il regista, in questo spettacolo i registi, hanno abilmente utilizzato spunti e suggerimenti provenienti dagli attori, hanno costruito con loro prima di tutto il “loro personaggio”, consentendo cosi una sorta di “identificazione controllata”.

“Successivamente ha(nno) introdotto sempre ulteriori elementi del principio di realtà (attraverso l'analisi del testo, la collocazione storica e spaziotemporale della vicenda, la rappresentabilità, le tecniche di recitazione) e ha(nno) trasformato con gli allievi attori quei personaggi rendendoli rappresentabili per loro e grazie a loro…
….Penso che gli allievi abbiano trovato uno spazio intermedio tra il loro mondo interno, pieno di angoscia, frammentazione e ‘fantasmi', ed un mondo esterno – che non è quello della realtà ma quello di una messa in scena in cui i personaggi recitano una vita. Per questo motivo tutto diventa meno pericoloso, si può giocare, si può sbagliare, si può rimodellare il mondo (inventare storie sui personaggi o personaggi nelle storie) mentre la realtà esterna spesso non si lascia manipolare” (Tomelli, 2014).

2. Il lavoro con il corpo e sul corpo

Altro elemento caratterizzante questa messa in scena è stata l'integrazione della Compagnia e della Compagnia Balletto Civile, fondata e diretta da Michela Lucenti, coreografa attrice e regista di un progetto artistico nomade che coinvolge danzatori e attori,… proponendo nel lavoro un duello fisico tra corpo, parola, suono e spazio scenico.

“…….gli interpreti di questa rappresentazione (sono) interpreti speciali che proprio in ragione della loro professionalità, della loro storia personale di vita e di cura e dei loro percorsi attoriali, rendono ancora più intensa e comunicativa la messa in scena di un testo così complesso. Interpreti che sentono profondamente e vivono il tema della diversità e dello stigma, interpreti che sono in grado di far parlare i corpi e i movimenti nello spazio dando alla rappresentazione significati che trascendono le partiture razionali ed evocano, anche attraverso la sensorialità, fluttuazioni continue dalla realtà al sogno, dal sogno all'immaginazione e di nuovo alla realtà. Accogliere le capacità artistiche congelate dal percorso di malattia è stata la sfida e lo scopo più importante di questo lavoro, che ha attivato attraverso l'arte – motore principale di cambiamento – un processo di emancipazione personale e sociale” (si veda il sito SIPP).

Nel libro “La malattia che cura il teatro” (AA.VV., 2020), c'è un lavoro scritto da Michela Lucenti che ha per titolo “Il corpo come oggetto psichico per eccellenza”: la regista racconta la storia del suo fortuito incontro insieme ai suoi collaboratori (con i quali fonderà la compagnia Balletto Civile ) con il Primario dell'ospedale psichiatrico di Udine che offre loro ospitalità nel “teatrino” interno, con l'unica condizione di tenere le porte aperte in modo che chiunque passasse da lì (pazienti, operatori, psichiatri) potesse interagire anche solo guardando. Pensavano di fermarsi un inverno, si sono fermati per 5 anni. Michela Lucenti sottolinea l'importanza di combattere e superare un problema enorme di non comunicazione, in un clima generale di , divisioni e, potremmo dire di stigmatizzazione che non può non coinvolgere anche chi la malattia mentale la vive sulla propria pelle.

“…..Quella humanitas che è stata più volte citata corrisponde alla capacità di mettersi in una relazione comunicativa e non settoriale…. la danza e il teatro sono connessi da un filo stretto quasi unico. Ognuno di noi artisti studia le varie tecniche come una prima alfabetizzazione che gli permette di mettere piede in scena, poi fortunatamente comincia la creazione e tutti gli argini cadono; questo succede soprattutto dove ci sono passione, lavoro e qualcosa da dire. …. Al pubblico non interessa vedere la disabilità di per sé, interessa vedere un danzatore disabile che gli dica qualcosa di universale…. credo che vedendo un attore disabile abbiamo un'illuminazione perché quell'attore è bravo non certo perché è disabile…” (Lucenti, 2020).

Anche durante il lavoro di preparazione alla messa in scena dell'opera Porcile, la regista e gli attori danzatori di Balletto Civile hanno insegnato agli attori della compagnia a prendere confidenza e contatto con il loro corpo, a rappresentare sempre più attraverso il corpo le loro emozioni; li hanno accompagnati delicatamente ma energicamente verso la trasformazione dei gesti del corpo in movimenti e in significati, hanno preteso da loro lo stesso impegno e gli stessi risultati che pretendono da loro stessi.

In Porcile gli artisti di Balletto Civile sono tra i protagonisti del coro dei contadini, che a partire dal prologo e per tutto lo spettacolo svolge la funzione del coro greco nella tragedia classica; i brani di movimento sono pertanto divenuti parte integrante della drammaturgia stessa, scelti per rappresentare in particolare spazi visionari e di sogno come icone illuminate e illuminanti.

“Immagini che diventano movimento e movimento che si fa parola nell'azione, colori e suoni accompagnano questi “ tableaux vivants”; a volte raccontano fatti che fanno parte della storia, a volte rappresentano quadri che con i loro colori e con le loro mutevoli espressioni conducono lo spettatore in una atmosfera onirica , dentro il sogno di Julian, dentro fantasie primitive e rituali che lasciano il posto ai bianchi fazzoletti che accarezzano il corpo di Julian, finalmente circondato da pietas e affetti.

Nel finale il coro dei contadini, con la loro profonda umanità così drammaticamente e così intensamente rappresentata, dà voce a quelle istanze dell'essere umano che possono provare dolore e pietas contrapposte alla aridità affettiva e alla violenza insita nella trama narrativa…..” (si veda il sito SIPP).


Membro Arte e Salute Aps
Membro Commissione Biblioteca “Minguzzi-Gentili”

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Riferimenti bibliografici

AA.VV. (2020) “La malattia che cura il teatro”. Roma, Dino Audino ed.

Faenza, V. (2005) “L'arte di curare con l'arte” , Rimini, Guaraldi Editore.

Lucenti, M. (2020) “Il corpo come oggetto psichico per eccellenza”, In AA.VV. La malattia che cura il teatro”,pp. 146-150

Migani C. e Valli M.F. (a cura di) (2012) “Il Teatro Illimitato”, pp.31-35, Mantova: Negretto Editore.

Tomelli A. (2014) “Teatro: Che Passioni! Personaggi, Attori e Pazienti si ritrovano sulla scena.” Rivista di Psicoterapia Psicoanalitica. XXI (vol.2):pp. 73-87.

Tomelli A., Parma A., Martinelli M., Donegani I. (2021) “ Fra cura e cultura: aspetti terapeutici, riabilitativi e di cambiamento nel teatro della salute mentale. “Webinar 19-11-2021“Il teatro per la salute mentale fra cura, cultura, e società. Non siamo mai scesi da Marco Cavallo”.

Zani B. ( a cura di)(2017) “A teatro. In compagnia”, Bologna, Pendagron

Sito ERT https://bologna.emiliaromagnateatro.com/spettacolo/porcile-2/

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Note:

*La compagnia Arte e Salute, infatti, da oltre vent'anni produce spettacoli teatrali in cui si coniugano creatività, valore sociale e terapeutico, vocazione artistica e lotta allo stigma. Il progetto Arte e Salute nasce nel 2000 a Bologna e provincia,… é stato realizzato dall'Associazione di Promozione Sociale Arte e Salute in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche Di Bologna…