Nell'ambito del Festival della Cultura edizione 2021, l'istituzione Minguzzi, in collaborazione con il Comitato tecnico scientifico del Festival, ha organizzato un ciclo di 5 incontri sulla (Didattica a Distanza) dedicato all'analisi dell'impatto della sulle modalità di insegnamento e apprendimento, e sulle relazioni tra docenti e alunni. Proponiamo in questo contributo una riflessione su quanto emerso dagli incontri, cercando di ripercorrere il razionale che ha guidato l'organizzazione degli eventi, e soprattutto di evidenziare cosa abbiamo imparato dalle numerose esperienze presentate da tutti gli attori coinvolti, per non disperdere e fare tesoro del ricco patrimonio educativo acquisito.

Ora che il clamore mediatico sugli effetti dell'emergenza da Covid sulla si sta progressivamente spegnendo – siamo alla fine di marzo 2022 – spostandosi su altri temi (l'esame di maturità, l'alternanza scuola-lavoro, la carenza di personale, soprattutto di insegnanti di sostegno, solo per citarne alcuni, a cui si è aggiunto ultimamente il problema dell'accoglienza a scuola dei bambini ucraini in fuga dalla guerra), ci è sembrato utile e anche doveroso riprendere alcune riflessioni sulla , la Didattica a distanza, oggetto per mesi di tanti articoli e commenti, per lo più negativi. Lo spunto viene dalla conclusione di un ciclo di incontri tenutisi da ottobre a dicembre 2021, nell'ambito del Festival della Cultura Tecnica a Bologna.
Per sgombrare subito il campo da equivoci e fraintendimenti, premetto che in base alla mia storia personale e professionale (docente universitaria, studiosa del mondo adolescenziale, psicologa) ritengo assolutamente fondamentale che la relazione insegnante-studente possa e debba svilupparsi in presenza e sono convinta che vivere la scuola, ma anche la molteplicità degli spazi educativi pubblici formali e informali, stare col gruppo dei pari, frequentare le diverse occasioni di scambi sociali siano una palestra imprescindibile di socializzazione, necessaria nel percorso evolutivo di bambine/i e adolescenti.

Ciò detto, difronte a situazioni impreviste e imprevedibili, come è stata l'emergenza sanitaria da Covid 19, che ha stravolto tutta la nostra vita quotidiana, i nostri comportamenti, le abitudini, le relazioni per circa due anni, era necessario prendere delle decisioni e trovare delle soluzioni per riempire dei vuoti clamorosi.
E così si è fatto ricorso alla Didattica a distanza, una modalità di insegnamento e di fruizione poco conosciuta, agli inizi, dalla maggior parte del corpo docente italiano, che si è trovato impreparato sul piano tecnico e tecnologico, ma anche pedagogico e metodologico, ad affrontare questa sfida. Senza parlare delle carenze legate ad una arretratezza dell'Italia, rispetto ad altri Paesi europei, nel fornire a tutti (docenti, studenti, genitori, operatori) la tecnologia e le dotazioni necessarie per i collegamenti sulle diverse piattaforme online.
In realtà, la situazione italiana era ed è più variegata, come quasi sempre, a macchia di leopardo, con alcune zone e scuole rovinosamente indietro, con docenti incapaci, o al più capaci solo di riproporre online la tradizionale lezione frontale, e altre zone e scuole più avanzate e docenti già in possesso di queste competenze tecniche innovative. C'erano quindi delle buone pratiche, a livello nazionale, ma anche nella nostra regione, e anche nella nostra città metropolitana, che valeva la pena diffondere, far conoscere, con spirito costruttivo e di condivisione.
Ci interessava anche conoscere più a fondo le opinioni di tutti gli attori coinvolti, a partire dagli insegnanti, ma anche dagli studenti, dai genitori (molti dei quali si erano dovuti “improvvisare” docenti dei propri figli), amministratori, politici, funzionari, esperti pedagogisti, sociologi e psicologi.

E così, abbiamo pensato di focalizzare l'attenzione sul tema , Didattica a Distanza, con un sottotitolo un po' provocatorio “Una, nessuna … o centomila?”, riprendendo il celebre lavoro di Pirandello, ma adattandolo al messaggio che si voleva veicolare, appunto le cento e più sfaccettature della . Con l'obiettivo di favorire una riflessione tra tutti i soggetti interessati e di valorizzare le numerose esperienze positive realizzate durante il periodo della pandemia. Il contesto fornito dal Festival della cultura era quanto mai appropriato, in quanto il focus dell'edizione 2021 era l'obiettivo n. 4 dell'Agenda 2030, “Fornire un'istruzione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti”. La formulazione inglese “Ensure inclusive and equitable quality education and promote lifelong learning opportunities for all” è più esplicativa, poiché il termine “education” indica certo l'istruzione intesa come trasmissione di saperi in tutte le sue articolazioni, ma comprende anche il significato più ampio e complesso di “”, volta allo sviluppo e alla formazione di conoscenze e competenze cognitive, sociali e comportamentali di una persona, nonché a promuovere potenzialità inespresse, ad opera di una molteplicità di soggetti in contesti diversi.
Si è proceduto in due direzioni:
a. Riflettere su ricerche e indagini svolte a livello locale, nazionale e internazionale sui cambiamenti prodotti circa le modalità di insegnamento e di apprendimento.
b. Raccogliere e presentare le tante esperienze positive realizzate a scuola, per evidenziare cosa abbiamo imparato dalla DAD come docenti, studentesse e studenti, operatori e operatrici di sportello d'ascolto a scuola e dei servizi territoriali, e come . Una analisi delle “lezioni apprese” aiuta a non disperdere un patrimonio educativo importante.

Il ciclo si è articolato in 5 incontri, con focus rispettivamente sui docenti (Insegnanti e pandemia), sugli studenti generazioni: pioniere e traghettatrici, sull'attività degli operatori degli sportelli d'ascolto a scuola (in presenza e a distanza) e sul policentrismo formativo e la sostenibilità educativa ( Non solo (a) scuola), per concludersi giovedì 2 dicembre, in occasione della giornata internazionale sulla disabilità con un incontro su Studentesse e studenti fragili ai tempi del Covid.

Riprendiamo qui solo alcuni punti salienti dei numerosi contributi, rimandando gli interessati alle video registrazioni degli eventi (NOTA 1):
1. Dal primo incontro focalizzato sugli insegnanti, abbiamo imparato che la DAD non solo è stata necessaria in un periodo di emergenza, pur causando difficoltà anche ai docenti, del tutto impreparati ed esposti a numerosi rischi per il loro benessere (Maria Cristina Matteucci, docente Unibo), ma è stata anche una risorsa inaspettata (Stefano Versari, capo Dipartimento Ministero Pubblica Istruzione), perché ha costretto a nuovi pensieri, in una sorta di apprendistato cognitivo, modificando profondamente le modalità di insegnamento e di apprendimento. Le numerose e interessanti esperienze presentate dalle colleghe di Indire (Didattica a distanza per docenti e studenti – Indire) e del Servizio Marconi dell'Ufficio Scolastico Regionale (https://serviziomarconi.istruzioneer.gov.it/) hanno mostrato una varietà di soluzioni e di sperimentazioni decisamente innovative e alla portata di tutti. E così la DAD (Didattica a Distanza) diventa Didattica Aumentata Digitalmente e DDI Didattica Digitale Integrata. Ma viene sottolineata l'importanza di una formazione dei docenti, messa comunque a disposizione dal Servizio Marconi gratuitamente (una lettura dei siti sopra indicati è quanto mail consigliata).

2. Il secondo incontro è stato centrato su studentesse/i: generazioni pioniere e traghettatrici, in cui dopo le interessanti e approfondite indagini quantitative e qualitative condotte a livello nazionale (Roberto Ricci presidente INVALSI, Cinzia Albanesi, Unibo) e regionali (Mariateresa Paladino e Sabina Tassinari) sul vissuto degli adolescenti durante la pandemia, è stata data la parola agli stessi adolescenti (Lorenzo, referente del gruppo di Radio Immaginaria) e ai (Carmelo Iannello, coordinamento regionale delle consulte studentesche), che hanno dato indicazioni anche per “andare oltre il Covid”, rivendicando/auspicando maggior ascolto per gli studenti, impegnati in nuovi progetti per ripensare la scuola.
E credo importante riprendere alcune considerazioni di Iannello, che si è soffermato a raccontare cosa hanno fatto gli studenti nonostante le difficoltà (in specifico “stanchezza, incertezza e preoccupazione vissute dai ragazze/i a causa dei numerosi rinvii del ritorno in aula e le famose percentuali DAD/DIP – didattica a distanza/didattica in presenza – con funzionamento a singhiozzo, aumento del rischio di abbandono scolastico). Di qui la sottolineatura che occorre un cambiamento di priorità, occorrono spazi e momenti per i . E una visione della Didattica a Distanza, come ‘'strumento necessario'' che ha portato innovazione nel modo di far didattica e di concepire la scuola: servono maggiori investimenti umani ed economici per superare l'emergenza, ma va tenuto conto anche della voglia di tornare a scuola (impensabile prima, ma “È solo quando perdi una cosa che ne capisci il valore). Il sapersi re-inventare, creare opportunità nonostante la pandemia ha portato ad un utilizzo alternativo dei social per accorciare le distanze e migliorare l'interazione (es. rappresentanti di classe che hanno organizzato sfide social tra gli studenti, assemblee online, momenti di confronto/cultura/riflessione), al dialogo con le istituzioni (tavoli prefettizi sulle problematiche studentesche), a progetti realizzati tra Consulte, scuole e studenti (agire costruttivo creando alleanza docenti-studenti-famiglia-) (NOTA 2). Una rivalutazione del ruolo dei , “spesso denigrati sui per mancanza di senso civico quando invece la maggioranza di loro silenziosamente ha fatto il suo dovere rispettando le linee guida ricevute senza chiedere nulla in cambio”.
Sulla importanza dell'ascolto si era soffermato anche Alessandro Tolomelli (pedagogista Unibo) evidenziando le diverse sfide pedagogiche generate durante l'emergenza sanitaria.

3. L'ascolto è stato il tema del terzo incontro, L'ascolto in presenza e a distanza, in cui si è approfondito il lavoro svolto da operatori/operatrici degli sportelli d'ascolto da scuola, per capire se e come era cambiato il lavoro allo sportello nel periodo del lockdown, il significato e la funzione dell'ascolto in presenza e a distanza, con un occhio attento anche alle esigenze formative e ai bisogni espressi da questi operatori. (NOTA 3). Un questionario distribuito a tutti gli istituti comprensivi e di 2° grado della città metropolitana di Bologna, ha consentito di raccogliere dati utili sia per aggiornare l'analoga analisi svolta dall'Istituzione Minguzzi nel 2018-19, quindi in epoca pre-pandemica, sia di realizzare un monitoraggio quantitativo e qualitativo delle attività che è stato possibile realizzare nel mutato contesto così difficile e problematico. Dall'indagine, pubblicata in un Report (NOTA 4), sono emersi numerosi spunti interessanti: le attività dell'operatore/operatrice di sportello non si sono fermate, ma si sono modificate le modalità organizzative (ricorso a colloqui e consulenza online), con risultati più o meno soddisfacenti. Ma soprattutto c'è stato un cambiamento nei temi portati all'attenzione degli operatori di sportello: non più o non tanto problemi relazionali di tipo verticale (con genitori e docenti) o orizzontale (con i pari), ma problemi legati alla gestione della rabbia e della paura durante il covid, delle emozioni, ansia e depressione, incertezza rispetto al futuro.

Riportiamo alcuni commenti ai dati espressi da Rosaria Gioia (portavoce del Coordinamento Presidenti di consiglio di istituto di Bologna Città metropolitana), che ha evidenziato la solitudine e l'impreparazione di molti genitori, pur se soffocati dalla quantità di informazioni online spesso non corrette, ma anche il bisogno dei ragazzi di essere accompagnati e di avere una presenza qualificata accanto a loro, per cui è fondamentale la collaborazione fra tutti gli attori della educante. Si sottolinea come gli sportelli d'ascolto (SdA) svolgano un ruolo importante ma serve qualcosa di più, cioè creare rete tra gli sportelli, scuole, servizi sociali, assessorati, AUSL, mettere a sistema lo SdA con delle linee guida che garantiscano una maggiore uniformità e migliore organizzazione, diffondere il servizio anche nella scuola primaria e nell', lavorare molto con i genitori per vincere le loro resistenze ad accettare la fragilità dei propri figli. Un accenno viene fatto anche alla resistenza dei genitori stranieri che per ragioni culturali fanno ancora più fatica a riconoscere la valenza dello SdA. “Se lo sportello d'ascolto ha lo scopo di incrementare il benessere psicofisico degli allievi, di prevenire fenomeni di dispersione scolastica e di supportare le famiglie e se l'offerta può prendere spunto dalla domanda, allora occorre aumentare l'offerta”.

A conclusione, Claudia Ceccarelli (referente area e della CM) ha presentato alcune proposte e piste di lavoro a livello metropolitano: 1. realizzare momenti di confronto con i professionisti dello sportello di ascolto per condividere i risultati della Scheda di monitoraggio. 2. Rendere l'azione di monitoraggio un'attività di sistema e continuativa. 3. Condividere/diffondere i risultati con i referenti dei servizi sociali, sanitari, socio-sanitari, educativi, interlocutori della scuola e dell'extra scuola. 4. Rafforzare la Rete dei Servizi territoriali, creando momenti di dialogo e raccordo tra i professionisti dello sportello di ascolto e i referenti dei servizi nell'ambito del Distretto Socio-Sanitario. 5. Programmare momenti di in/formazione di ambito distrettuale e/o metropolitano (tematiche legate alla pandemia, gestione del segreto professionale, strumenti di supporto psicologico a distanza, utilizzo consapevole dei social).

4. In diversi interventi si è sottolineato il ruolo importante svolto non solo dalla scuola, ma da altre agenzie formative, di quella che si è soliti chiamare “comunità educante”: di qui il tema del 4° incontro centrato appunto su Non solo (a) scuola, con l'obiettivo di portare l'attenzione sul policentrismo formativo. L'utilizzo di una molteplicità di codici e mezzi di comunicazione e il pluralismo degli spazi educativi, sia dentro le mura scolastiche, che riappropriandosi di spazi pubblici e valorizzando esperienze educative in luoghi esterni alla scuola, spingono ad andare oltre l'emergenza, per riflettere sui cambiamenti del ruolo e della forma della scuola, riflessioni affrontate nel contributo di Graziella Giovannini , che ha sottolineato come La consapevolezza della pluralità degli spazi educativi porta con sé il problema della loro connessione, superando l'uso sostanzialmente sovrapposto che ha caratterizzato la DAD (NOTA 5). Interessanti sono stati gli esempi di modelli di intervento con gli adolescenti ispirati all'outdoor education e ai progetti nature-based extrascolastici (quali Con la testa nei piedi, della coop. Carovana e CamminaMentre, di CSAPSA Due onlus ) discussi da Giannino Melotti e Alessandra Gigli (docenti Unibo). Proposte molto originali sono state portate dall'architetto Francesco Bombardi (docente Unimore) che ha illustrato la portata innovativa di numerosi, nuovi e diversificati spazi di apprendimento, dentro e fuori la scuola. Ad es. il progetto Food Shuttle, una piattaforma multisensoriale pensata come un laboratorio tecnologico, che trasporta I bambini in una nuova dimensione dell'apprendimento, amplificando l'esperienza dei 5 sensi attraverso tecnologie e linguaggi digitali, ma soprattutto attraverso l'emozione della scoperta e il divertimento del fare, diffondendo al contempo una maggiore consapevolezza sul valore del cibo ai bambini e alle loro famiglie (https://foodshuttle.it/)

5. Infine, come ultimo argomento, l'attenzione è stata posta sul concetto di – in occasione della giornata internazionale sulla disabilità – – nel quinto e ultimo evento, centrato sull'impatto della DAD e della pandemia su studentesse/i con disabilità e/o fragilità. Si è affrontato il tema delle sofferenze in ragazze/i legate alla pandemia e al lockdown (non specificamente alla DaD), che si sono manifestate con un incremento preoccupante di sintomi di ansia, disturbi del comportamento, autolesionismo in bambini sempre più piccoli, con una richiesta triplicata – nei primi mesi del 2021 – di consulenze e interventi al pronto soccorso pediatrico (Stefano Costa, neuropsichiatra infantile). Di qui un richiamo agli adulti e agli insegnanti in particolare, perché siano in grado di aiutare gli studenti a rafforzare le loro abilità sociali ed emotive e assisterli nell'apprendimento e nella cura della loro salute mentale e del loro benessere.
Fortunatamente ci sono molte buone pratiche di inclusione socio-educativa, tutte di grande inte-resse, realizzate durante il lockdown a livello metropolitano, regionale e nazionale. Esperienze molto interessanti, alcune nate anche prima della pandemia, sono legate ai progetti TRIS e TRIS 2 (acronimo che significa Tecnologie di Rete e Inclusione Socio-educativa), che hanno sperimentato un uso integrato di tecnologie e didattica in aula per studenti impossibilitati a frequentare per dif-ferenti motivi (es. lunghe degenze in ospedale). La sperimentazione di spazi ibridi di apprendimen-to ha consentito di studiare approcci didattico-pedagogici centrati sull'ibridazione dell'apprendi-mento formale, non-formale e informale, favorendo innovazione didattica: ricollocare le lezioni in una classe ibrida non è solo dare soluzione al problema di un alunno, ma è anche occasione per i docenti e la Scuola di crescere professionalmente, sperimentando come far leva sulle potenzialità delle tecnologie digitali per realizzare una didattica sempre più attiva e partecipativa (Guglielmo Trentin, Dirigente di Ricerca CNR) (https://www.progetto-tris.it)

Nel panorama del variegato “mondo” della disabilità, Orizzonti di , come li ha definiti Maria Chiara Brescianini (dirigente USR), sono state illustrate le numerose risposte normative e organizzative messe a punto dal sistema scolastico per una progettazione personalizzata, in gra-do di rispondere alle necessità di alunni con disabilità e consentire loro la fruizione dell'attività didattica a distanza. Tra le tante buone pratiche, abbiamo segnalato l'esperienza di didattica in-clusiva, presso l'I.T.C.S. Salvemini di Bologna, particolarmente attento a promuovere l' di tutti, anche di studenti con deficit gravi, volto a rilevare e ad analizzare le procedure inclusive attivate durante l'emergenza, individuando i fattori favorenti od ostacolanti tale processo, con particolare attenzione al rapporto stabilito con la famiglia (Maria Ghiddi, vice preside). Il lavoro, visibile su youtube, è stato premiato ed esposto come installazione alla Galleria d'Arte Moderna di Modena: la metà degli alunni partecipanti al progetto hanno delle disabilità e tutti hanno lavo-rato a distanza durante il periodo di chiusura totale della scuola A.S. 2019-20). È stato fatto un grosso lavoro per gestire l'intero gruppo a distanza, in questo tutti gli alunni sono stati molto par-tecipi e si sono sostenuti a vicenda, ed altrettanto hanno fatto le famiglie. Human Rights Watch ha raccolto l'esperienza del Salvemini come una delle buone pratiche in Italia:
https://www.hrw.org/news/2021/06/15/italy-students-disabilities-included-covid-19-education-plans.

A conclusione dell'incontro, Valeria Friso (pedagogista Unibo) ha sottolineato il ruolo dei mediatori pedagogici, intesi come strumenti, persone (educatore, insegnante, genitore: adulto di riferimento) e processi utili a sviluppare contesti partecipativi, attivi, coinvolgenti, trasformativi, generativi, e a predisporre meccanismi di coordinamento, quali alleanze tra tutti gli attori coinvolti, accordi territoriali, presa in carico globale da parte dei servizi, collaborazione pubblico-privato, formazione a tutti i livelli, modelli concettuali e approcci culturali che favoriscano il dialogo tra teoria e operatività.
Si chiude così, almeno per ora, il cerchio delle riflessioni, con l'augurio che il ciclo di incontri abbia consentito di approfondire la complessità della DaD e abbia fornito spunti utili per una didattica integrata, innovativa e interattiva, in presenza o a distanza, rivolta a tutti gli studenti/esse, garantendo un ambiente di apprendimento educativo di qualità, equo e inclusivo, come recita l'obiettivo 4 dell'Agenda 2030.


Presidente Istituzione Gian Franco Minguzzi

 

Mentre chiudo questo contributo, leggo su un quotidiano “In DaD con i prof. di Kiev. Noi studenti in fuga”. …( ) quasi tutti i loro professori sono rimasti in Ucraina, molti a Kiev, e continuano imperterriti a insegnare. Nonostante la maggioranza dei loro alunni si trovino ora in Italia, Polonia, repubblica Ceca, Austria, Irlanda. Qualcuno persino negli Stati Uniti. Ma si rivedono lì, ogni mattina su Skype. Siedono sugli stessi banchi di sempre, seppur virtuali. La classe resta unita, nonostante le bombe, la distruzione, la lontananza. (la Repubblica, 18 marzo 2022)

 

NOTA 1. Tutti gli incontri sono visibili e scaricabili a partire da questa pagina.

NOTA 2. Dall'intervento di Carmine Iannello, riportiamo un elenco di alcuni progetti realizzati dagli studenti a livello regionale:
o progetti Poli Vaccinali (Parma),
o progetti sulla parità di genere e violenza sulle (Ravenna, Rimini, Reggio Emilia),
o progetti Civica (Piacenza e Rimini),
o Orientamento universitario (tutte le province),
o Docufilm sulla Città realizzato dai ragazzi (Parma),
o progetti di Protezione Civile e primo soccorso con ANPAS (Piacenza e Ferrara),
o sondaggi situazione tra gli studenti (Modena e Bologna in primis),
o progetti per il Piano Scuola Estate (Ravenna),
o Progetto di riutilizzo dei banchi per fare dei portabici (Parma)

NOTA 3. Il tema degli sportelli d'ascolto a scuola è da molto tempo all'attenzione della provincia (quando si chiamavano CIC – Centro Informazione e Consulenza) e ora della Città metropolitana, oggetto di indagini e riflessioni. In questi ultimi anni l'argomento (contenuto all'interno del Piano metropolitano per l'orientamento e il successo formativo) è stato seguito in particolare dall'Istituzione Minguzzi, che aveva compiuto una mappatura nel corso dell'a.s. 2018-19 (periodo pre-pandemia) tramite questionario concordato con l'USR , distribuito a tutti gli istituti di 1° e 2° grado della CM (v. Report disponibile qui). In seguito all'insediamento del Coordinamento metropolitano e , nell'ottobre 2020, abbiamo lavorato insieme ai referenti dei distretti sia per promuovere e sviluppare il lavoro di rete tra operatori di sportello e operatori dei servizi territoriali, sia per fare un monitoraggio delle attività condotte dagli operatori/operatrici di sportello nell'a.s. 2020-2021 durante la pandemia e la DAD.

NOTA 4. Report Scheda di Monitoraggio Sportelli di Ascolti Istituti Comprensivi e Istituti Secondo Grado. Anno Scolastico 2020-2021 Come è cambiato il lavoro dell'operatore/operatrice dello sportello d'ascolto nelle scuole con l'arrivo della pandemia Covid-19: Dati quantitativi e qualitativi dell'attività svolta. Disponibile qui

NOTA 5: su questo tema, v. su questo blog: G. Giovannini, Poliedro della sostenibilità educativa.