Riportiamo il resoconto finale di un bel progetto di solidarietà, realizzato da un gruppo di giovani volontari in servizio civile dell'Associazione younet aps. Il progetto ha riguardato iniziative sul fenomeno dei “ritirati sociali” che hanno coinvolto direttamente gli studenti di due istituti superiori cittadini, impegnati a decostruire i messaggi fuorvianti sul tema per poi ri-costruire significati e interpretazioni corrette. Un intervento fatto da giovani per i giovani, quindi più immediato e diretto, una sorta di peer education (pur accompagnata da adulti interessati, tra cui anche noi dell'istituzione g.f.minguzzi)
Il Progetto di Solidarietà “relAzioni”, finanziato dal programma “Corpo Europeo di Solidarietà” e portato avanti da giovani del territorio con il supporto di YouNet APS (https://www.you-net.eu/), ente del terzo settore attivo nel campo della mobilità internazionale, delle politiche giovanili, euro-progettazione e inclusione sociale, è nato con l'obiettivo principale di aumentare il grado di consapevolezza all'interno della nostra comunità sul tema degli hikikomori o ritirati sociali, e in tal modo contribuire a prevenirne l'aumento.
Come è noto, l'isolamento sociale volontario è un fenomeno che tende ad insorgere prevalentemente nella fase adolescenziale, ed è per questo motivo che il progetto si è rivolto principalmente a giovani in questa fascia di età.
La fase di implementazione del progetto, recentemente conclusasi, ha infatti coinvolto un centinaio di studenti e studentesse di tre classi del Liceo Sabin (3R, 3T, 4N) e di quattro classi dell'Istituto I.I.S. Giordano Bruno (3CLD, 3DLB, 1DLB, 2CLB), ovvero due scuole Secondarie di Secondo Grado della città metropolitana di Bologna.
In una prima fase, studenti e studentesse, nonché docenti referenti, dirigenti scolastici, Comitato dei Genitori e operatori psicologi dello Sportello d'Ascolto, hanno partecipato a una serie di incontri di sensibilizzazione realizzati con modalità da remoto.
Con la preziosa collaborazione di Laura Calosso, scrittrice e giornalista d'inchiesta, bruna zani, presidente dell'Istituzione Gian Franco Minguzzi, Angela Berti, vice-presidente dell'associazione AMA Hikikomori APS, è stato sviscerato il fenomeno del ritiro sociale, sono state tracciate in maniera approfondita le caratteristiche di questo disagio adattivo sociale e sono stati offerti consigli e pratici suggerimenti per riconoscere e aiutare chi sta vivendo questo problema. Riflessioni e testimonianze, chiari riferimenti a situazioni vere, hanno inoltre aiutato a concretizzare questa realtà e a sensibilizzare i partecipanti, specialmente i giovani adolescenti.
Nello stesso tempo, un ulteriore evento di sensibilizzazione aperto alla comunità si è tenuto presso l'Officina polivalente delle arti e dei mestieri di Bologna – Camere d'Aria, realizzato con il patrocinio del quartiere San Vitale/San Donato, alla presenza della sociologa Marialuisa Mazzetti, la quale ha descritto il fenomeno del ritiro sociale mettendo in evidenza analogie e differenze nell'approccio a questo disagio esistenti tra la culturale italiana e quella giapponese.
Successivamente, studenti e studentesse del Liceo Sabin e dell'Istituto I.I.S. Giordano Bruno hanno partecipato in maniera attiva a una serie di laboratori condotti in modalità mista: online e in presenza. Hanno realizzato una rassegna stampa, ricercando sul web articoli e altri contenuti generici sul tema del ritiro sociale. Hanno approfondito pertanto il contenuto dei materiali trovati e infine hanno creato una serie di presentazioni Power Point impostate con una gerarchia di informazioni, da quelle che riportano una definizione corretta del fenomeno, a quelle che sono le fake news o parzialmente attendibili. Questa attività ha posto le basi per un lavoro di decostruzione delle notizie trovate che è stato condotto in presenza della psicologa e psicoterapeuta Katia Bianchi la quale, insieme alle colleghe sopracitate, ha sciolto i dubbi dei giovani adolescenti sul fenomeno del ritiro sociale, incertezze che, come evidenziato dall'attività laboratoriale, sono spesso alimentate dalla disinformazione che circola sul web.
In particolare, è stato chiarito ai giovani adolescenti che è un errore diagnosticare il disturbo del ritiro sociale come una psicopatologia o una sindrome, in quanto si tratta di un comportamento che vediamo in persone molto diverse l'una dall'altra, nonché giovani di culture, paesi, ambienti sociali diversi, il cui tratto comune è il ritiro, la spinta all'isolamento. In questa ottica, diventa fondamentale vedere qual è il loro vissuto personale, l'esperienza che li ha portati a isolarsi. Per farlo, bisognerebbe cercare di comprendere e non giudicare.
Un altro aspetto controverso, di cui si è discusso tanto con studenti e studentesse durante l'attività laboratoriale, riguarda la relazione tra i ritirati sociali e Internet. Poiché i media spesso ritraggono erroneamente gli hikikomori come ragazzi e ragazze dipendenti da internet, è stato dimostrato agli adolescenti che dipendenza da internet e ritiro sociale sono due realtà completamente diverse, che non si possono relazionare né identificare l'una nell'altra. Più volte è stato ribadito che il ritiro sociale nasce da una pulsione a stare separati dal resto della società, dagli amici. Non a caso il termine “hikikomori” significa stare in disparte. I ritirati sociali utilizzano Internet con uno scopo minimo di collegamento con la società. La tecnologia non è quindi la causa del ritiro sociale, ma è il filo che li mantiene collegati con il mondo esterno, nonché uno strumento che può aiutarli a recuperare la fiducia nel prossimo.
A studenti e studentesse coinvolti nel progetto “relAzioni” è stato consigliato, infine, di credere nella potenza della propria capacità di comunicare e di ascoltare. La comunicazione è infatti fondamentale per mantenere le relazioni. Purtroppo, è stato evidenziato che uno degli elementi che caratterizza i ritirati sociali è l'idea che nel mondo esterno non ci sia nulla per cui valga davvero la pena uscire. Ed è proprio in questa prospettiva che assume ancora più importanza la presenza degli amici, del gruppo dei pari, che possono aiutare i ritirati sociali a capire che il mondo è in fondo un posto migliore di quanto immaginano. In che modo? Basta essere presenti, ascoltare il silenzio altrui, riconoscendone suoni e molteplici sfaccettature, e condividere infine la gioia nel rivederli.
Dopo la conclusione del ciclo di laboratori che hanno coinvolto le classi selezionate del Liceo Sabin (3R, 3T, 4N) e dell'Istituto I.I.S. Giordano Bruno (3CLD, 3DLB, 1DLB, 2CLB), è stato inviato un questionario di valutazione a studenti e studentesse per rilevare il loro grado di soddisfazione riguardo il progetto di solidarietà “relAzioni”.
La maggior parte dei giovani ha dichiarato di sentirsi molto soddisfatta degli incontri a cui ha partecipato e di essere stata molto coinvolta emotivamente. I motivi sono tanti, come ad esempio:
• comprendere in maniera approfondita il fenomeno;
• identificarsi con il disagio vissuto da chi si chiude in stanza, indipendentemente dalla causa;
• empatizzare con i ritirati sociali in virtù del periodo di pandemia recentemente vissuto
Ciò che questa esperienza ha lasciato agli adolescenti è la consapevolezza di star vivendo un periodo complesso della loro vita, dove la perseveranza nel cercare di aiutare gli altri può fare la differenza. I giovani hanno sviluppato anche la consapevolezza di aver vissuto un'esperienza formativa, dalla quale hanno ricavato risposte e conoscenze nuove: non c'è età per iniziare ad essere altruisti e responsabili verso il prossimo.
La fase conclusiva del progetto “relAzioni” è stata rappresentata dalla realizzazione di un evento finale in presenza a cura dell'associazione YouNet APS presso il Centro Sociale A. Montanari di Bologna. L'incontro ha coinvolto studenti e studentesse del Liceo Sabin (classi 3R, 3T, 4N), ed è stato un'occasione per mettere a sistema le conoscenze e le esperienze acquisite e rendere protagonisti i giovani, dedicando spazio alla presentazione dei prodotti finali che hanno creato a seguito degli incontri laboratoriali svolti, quali un podcast e una brochure divulgativa sul fenomeno del ritiro sociale.
Ampio spazio è stato infine dedicato alla discussione in gruppo, allo scambio di spunti di riflessione e alla restituzione in plenaria dell'esperienza. Rispetto agli stimoli e alle considerazioni che erano venute fuori nei precedenti incontri di sensibilizzazione e nei laboratori, si sono creati quattro tavoli di lavoro: per ogni gruppo di partecipanti è stato fornito un foglio recante una frase o parola chiave legata al tema del ritiro sociale su cui costruire una conversazione informale. Durante questa attività, si è registrato l'intervento di Angela Berti, vice-presidente dell'associazione AMA Hikikomori APS e della sociologa Marialuisa Mazzetti, le quali hanno stimolato maggiormente la riflessione all'interno dei gruppi su molteplici sfaccettature del fenomeno del ritiro sociale. L'attività si è conclusa con la restituzione in plenaria dei punti principali da parte dei giovani.
Le azioni del progetto “relAzioni” proseguiranno infine con la disseminazione, valorizzazione e diffusione degli ottimi risultati raggiunti. Questa esperienza ha posto le basi per lo sviluppo di nuove iniziative e progetti di prevenzione e sensibilizzazione al tema del ritiro sociale, sia a livello nazionale che internazionale.
Bernardo Puglia
Catia Scianguetta
Lorenzo Oretti
Nadia Carmela Russo
promotori del progetto
YouNet Aps
Lascia un commento