Angela Malfitano è coordinatrice e regista degli eventi per il Collettivo Amalia e per il progetto “Corpo delle . Corpo sociale. Una lunga storia di interazioni”. L'abbiamo intervistata per il nostro blog.

– Quando e come nascono il Collettivo Amalia e il suo progetto “Corpo delle . Corpo sociale. Una lunga storia di interazioni”?

Il Collettivo Amalia nasce nel 2018 in concomitanza con la creazione del progetto “Il corpo delle . Corpo sociale. Una lunga storia di interazioni”. Il Collettivo Amalia è formato da un gruppo di giornaliste, esperte della comunicazione, artiste, amministratrici, sociologhe spinte dall'ideale comune di voler parlare delle partendo dal basso e irradiandosi nel sociale. L'idea è quella di raccogliere delle testimonianze, dei racconti, delle narrazioni delle , esprimendole attraverso il teatro, gli incontri di riflessione e altre forme artistiche.

Con “Amalia”, che dà il nome al Collettivo, ci si riferisce a una balia dei primi del ‘900 che viveva a Vergato, negli Appennini bolognesi. Come tutte le contadine della sua epoca scendeva a Bologna per recarsi al famoso ospedale dei Bastardini, per guadagnare qualche soldo dando il latte ai bambini orfani. Amalia, come successe a molte altre donne, si ammalò di sifilide durante l'allattamento di uno di questi bambini. Si infettò lei, suo marito e alcuni dei suoi figli. Non vi era rimedio, le cure per questa malattia sarebbero arrivate vent'anni dopo. Un avvocato decide di sposare la sua causa e di difenderla. Dopo una lunga battaglia giuridica contro l'ospedale in un processo durato 10 anni, alla fine Amalia ha vinto e ottenuto un vitalizio. C'è, ahimè, anche un finale amaro, perché l'avvocato prende tutto il vitalizio di Amalia per sé come spese processuali per i 10 anni di lavoro svolto. Però la storia di Amalia ha dato una svolta alla legislazione nazionale che, da quel momento in poi, ha meglio tutelato la salute delle giovani donne che per due lire facevano questo lavoro rischioso.

Di conseguenza il progetto “Il corpo delle donne. Corpo sociale. Una lunga storia di interazioni”, intende promuovere l'educazione e la formazione alla cittadinanza di genere e alla cultura di non-discriminazione in ambito scolastico e professionale. Si tratta di un'iniziativa che vuol diventare uno strumento di prevenzione e contrasto di ogni violenza e discriminazione, per superare gli stereotipi che riguardano il ruolo sociale, la rappresentazione e il significato di essere donne e uomini.

– Come si è evoluto il progetto negli anni?

Nel 2018 “Il corpo delle donne. Corpo sociale. Una lunga storia di interazioni” si concentrava sulla creazione di tre eventi pubblici che erano anche esito di alcuni percorsi laboratoriali e voce, con il teatro e le riflessioni, dalle carte dell'Archivio storico provinciale; storie di vita per raccontare come sono cambiate la maternità, la salute e il benessere femminile nel metropolitano di Bologna. Il primo evento è stato alla Casa della Salute Navile con il reading teatrale “Governare la maternità. Storie bolognesi dai Bastardini agli anni '70” con un gruppo speciale di “voci”: infermieri, ostetriche e altri ospiti della città. Letture e riflessioni, sguardi storici e interventi teatrali sui temi della maternità e dell'adozione per riflettere su come le istituzioni e i della città si sono evoluti e trasformati in materia di assistenza alla maternità. Biografie di giovani madri, storie “esemplari e nascoste” attinte dalle carte dell'ONMI – Opera Nazionale Maternità e Infanzia.

Un altro di questi eventi è stato fatto nell'Aula Magna dell'Ospedale Maggiore di Bologna, Madri E Figli. Amore E Fragilità, in collaborazione con la sanità pubblica bolognese, ed è stato l'esito di un percorso svolto con un gruppo di ragazze del liceo artistico di Bologna. Si trattava di un laboratorio teatrale sulla violenza alle donne e, in particolare, il testo di riferimento era “La Ciociara” di Alberto Moravia. In questo libro si racconta la fuga di una madre con una figlia adolescente durante la e poi la violenza che subiscono da parte di un gruppo di soldati alleati nelle campagne ciociare. Con le ragazze abbiamo lavorato anche sulla maternità, nel senso che queste ragazze adolescenti intervistavano le proprie madri sulla loro nascita e il momento del parto… ed è stato molto toccante.

Poi c'è stato “Identità e . Una storia di donne a Pieve”, un Reading teatrale come esito di un laboratorio con i cittadini del , al teatro di Pieve di Cento tra teatro, video narrazioni, riflessioni e attraverso la raccolta di materiali e memorie orali di donne, che sono state ostetriche, educatrici e lavoratrici dell'ONMI a Pieve di Cento, si compone un significativo affresco di , tra storie di vita e di nella specificità della pianura bolognese. Allo spettacolo si intrecciavano le riflessioni con Flavia Franzoni, esperta in politiche sociali e Bruna Zani, presidente Istituzione Gian Franco Minguzzi.

Dopo il successo della prima edizione del 2018, l'anno scorso il progetto si è ripetuto e si è allargato poiché abbiamo avuto dei finanziamenti maggiori grazie a un bando per progetti contro la violenza alle donne della Regione Emilia-Romagna, nel settore delle e Welfare. I sei eventi dell'anno scorso sono stati sulla stessa linea del primo anno: abbiamo continuato a raccogliere testimonianze sulla salute delle donne e sulla maternità nei territori dell'Unione Reno Galliera. In questo si trova anche il famoso ospedale di Bentivoglio, che ha avuto una gloriosissima storia in tutta Italia per avere avuto delle equipe di ostetricia e ginecologia d'avanguardia negli anni ‘90. Molte donne provenienti da altre regioni venivano appositamente per poter partorire lì. Nel nostro evento abbiamo ripercorso con i medici di allora, fra i quali l'anestesista, il ginecologo e le ostetriche, il percorso di questi anni e abbiamo fatto un confronto la contemporaneità. Cerchiamo sempre nei nostri eventi di mantenere uno sguardo verso il passato e uno verso il presente.

Con l'Istituzione Gian Franco Minguzzi, con la quale collaboriamo fin dal primo anno, abbiamo organizzato nel 2019 – nella cornice del giardino interno di via sant'Isaia 90 – un incontro importante: abbiamo ripresentato il libro “La sfida di Amalia” di David Kertzer, docente universitario e storico antropologo americano, e abbiamo avuto l'onore di ospitare l'autore in persona. Noi attori abbiamo letto alcune parti del suo libro, il quale tratta della stessa Amalia che dà il nome al nostro Collettivo.

Nel 2020 abbiamo vinto nuovamente il bando della regione. Ci stiamo allargando ad altri argomenti, che vanno oltre il tema della maternità e dell'infanzia e si riferiscono anche alla medicina, soprattutto quella che nasce dal basso. Cerchiamo sempre di alternare conferenze con esperti che parlano di un tema particolare con letture teatrali, reading o gli esiti finali teatrali dei nostri laboratori.

– Passiamo appunto al 2020: avete in programma un evento il 25 ottobre. Di cosa si tratta e come si svolgerà?

Il 25 ottobre dalle ore 14.30 alle ore 19 si realizzerà un'iniziativa molto importante: Salute a te! La medicina di iniziativa. Appunti “dal basso”. Si tratta di un convegno in presenza ma anche un webinar, a cura del Collettivo Amalia e promosso dall'Associazione “Tra un atto e l'altro”. È realizzato in collaborazione con l'Istituzione Gian Franco Minguzzi e il Quartiere Navile e finanziato nell'ambito della legge regionale contro la discriminazione di genere LR 15/2019.

Si tratta di una giornata seminariale di riflessione e lavoro nata dal desiderio di valorizzare in chiave di genere e di generazioni le esperienze territoriali socio-sanitarie di base sviluppatesi in questi anni, avviando una riflessione sulle funzioni delle case della Salute. Vuol essere un momento di riflessione nato anche come risposta alla recente crisi sanitaria vissuta da ciascuno singolarmente e da tutti come corpo sociale che ha reso più evidente la necessità di un lavoro reticolare di monitoraggio epidemiologico e di prossimità della cura.

Il seminario è diviso in 3 aree tematiche e diffuso in tre luoghi, si può partecipare in presenza con posti limitati o a distanza tramite link che verrà comunicato in prossimità dell'evento sulla pagina facebook di Collettivo Amalia. Gli spazi sono organizzati in modo da rispettare pienamente le norme relative al Covid-19 e per partecipare la prenotazione è obbligatoria, da effettuare via mail a collettivoamalia@gmail.com entro il 19 ottobre.

– Ci saranno altri eventi in futuro?

Il secondo evento del 2020 del “Corpo delle donne. Corpo sociale” sarà la replica dello spettacolo che abbiamo fatto l'anno scorso all'oratorio San Filippo Neri “Chi venne fu lei”, tratto da Dario Fo ed Erri de Luca. Sono le figure di Maria e di Medea a confronto, due maternità estreme a 180 gradi l'una dall'altra. Sarà replicato all'interno della stagione Agorà dell'Unione Reno Galliera, in occasione della giornata contro la violenza alle donne del 25 novembre. Noi saremo in scena il 28 novembre in un paese che si chiama Galliera, vicino Bologna. A causa del Covid tutto il progetto è comunque slittato e si prolungherà fino al 30 giugno del 2021. Fino a quella data abbiamo in programma cinque eventi, che probabilmente cercheremo di raggruppare in una sorta di Festival verso la fine di giugno in diversi luoghi del bolognese. Ci sarà, infine, un altro evento che coinvolgerà l'Istituzione Gian Franco Minguzzi per discutere dei materiali tratti dagli archivi del PAPE della Provincia di Bologna.

In questi anni abbiamo avuto il patrocinio e il sostegno di diversi enti come Fondazione del Monte, Azienda USL di Bologna, Unione Reno Galliera, Comune di Pieve di Cento, Casa della Salute Navile, Ordine della Professione di Ostetrica della Provincia di Bologna, Quartiere Navile Bologna, CTSSM.

Scarica il programma dell'evento del 25 ottobre qui: Salute a te!_Programma