Pubblichiamo un’intervista di a Rossella Di Laudo su un interessante esperienza di laboratorio espressivo in un Liceo di Ravenna finalizzato a incentivare la produzione artistica di alunni con . L’iniziativa ha dato vita ad una serie di tappe espositive nel territorio romagnolo.

L’ è in classe?

Si può parlare di immaginando tour in luoghi inconsueti oppure raccontando l’esperienza di un collezionista, come è successo nell’ultimo articolo su Gustavo Giacosa e sull’associazione romana SIC. Anche in un contesto di tutt’altro genere, quale è la , si possono cogliere aspetti che intrecciano il nostro discorso.

Tra l’autunno del 2023 e giugno 2024 ho seguito un corso di specializzazione che ha riguardato le metodologie didattico-educative utili agli alunni con delle scuole superiori. Questo percorso, che ha avuto rimandi sporadici alle arti visive, nella fase di tirocinio ha lasciato affiorare inaspettatamente qualche elemento vicino ai temi di questa rubrica, che tocca la creatività non professionale, estranea ai circuiti dell’arte riconosciuta, per più di un motivo, marginale.

Nella secondaria di II grado è consueto incontrare studenti che hanno una programmazione didattico-educativa personalizzata e che si dedicano in modo autonomo al disegno. Negli anni ne ho visti diversi disegnare in classe, o esprimersi creativamente nelle cosiddette aule di sostegno.

Occupandomi di , cioè essenzialmente di produzioni creative spontanee, la proliferazione di opere grafiche nel contesto scolastico ai miei occhi è a priori un dato positivo. Rimane la curiosità di indagarne le forme, le occasioni, la ricezione in ambito educativo.

È noto che dopo la d’, lo spazio riservato al disegno all’interno degli istituti scolastici diventi esponenzialmente sempre più ridotto. Nelle scuole secondarie di II grado, fuori dalle scuole d’arte, immaginare una consegna che implichi l’esecuzione di un’opera grafica è una possibilità molto remota.

Quando a si lascia spazio all’attività creativa le ragioni possono essere molteplici e inserirsi in percorsi strutturati e non. Anni fa, approfittando della settimana di pausa dell’attività didattica, ho condotto un laboratorio espressivo sul tema dell’autoritratto che ha coinvolto studenti di un istituto tecnico e professionale rivelando un’imprevedibile confidenza con l’espressione creativa da parte di individui totalmente estranei alla formazione artistica. Altre volte a prendono forma in cui i linguaggi dell’arte vengono intenzionalmente utilizzati come mediatori della , in funzione di scaffolding per provenienti da contesti migratori, e ancora, nell’ottica di migliorare il funzionamento adattivo di alcuni studenti, specie se con disturbi dello spettro autistico. Ma le attività espressive possono corrispondere anche a spazi che i docenti lasciano a disposizione degli studenti nei momenti di pausa tra un’attività e l’altra, oppure trovandosi in difficoltà a integrare altri percorsi di taglio più didattico, dovendo occupare tutte le ore di frequenza scolastica. Insomma, o perché frutto di un proprio personale impulso, o perché promosso dagli insegnanti con l’intento di potenziare le diverse sfere di sviluppo, l’esercizio creativo trova un terreno particolarmente fertile nel caso di alunni che presentano , derivanti da uno svantaggio di tipo linguistico, culturale, sociale, oppure con certificate.

All’interno di questo discorso un capitolo a sé andrebbe riservato alla libera espressione che viene coltivata da studenti con , anche complesse, che frequentano scuole a indirizzo artistico. Negli istituti di questo genere l’esercizio grafico, come è prevedibile, viene favorito, anche se l’attività creativa dello studente con , svincolata da regole e tecniche da acquisire, risulta spesso distante da quella dei compagni, i quali seguono un iter molto preciso di apprendimento delle arti.

Di recente, in un liceo artistico di Ravenna, è stato presentato e approvato un progetto che coinvolge studenti con disabilità e le loro produzioni artistiche. L’iniziativa prevede una mostra che verrà ospitata da un’istituzione museale cittadina e in previsione una serie di più iniziative di tipo espositivo che coinvolgono il territorio romagnolo.

Colgo l’occasione per porre una serie di domande a Rossella Di Laudo, che è docente per le attività di sostegno educativo didattico e una delle promotrici del progetto.

Come è nata l’idea di dedicare uno spazio di ricerca e di promozione ai lavori visivi di alunni con disabilità iscritti al vostro istituto?

Rossella Di Laudo Non lo chiamerei “spazio di ricerca”, ma piuttosto una “ricerca continua della personale espressività” dell’alunno. Essendo il liceo artistico di Ravenna una fucina di sviluppo creativo, il percorso nasce da sé semplicemente, alternando nozioni tecniche a libera espressività, il “fare creativo” viene canalizzato su una superficie come espressione personale.

Valentino Ortolani e Jurgen Haka vicino al manifesto della mostra “Senza prenotazione”, Cesenatico, 2024

Valentino Ortolani e Jurgen Haka vicino al manifesto della mostra “Senza prenotazione”, Cesenatico, 2024

Immagine che contiene disegno. Opera di Jurgen Haka, s.t.

Opera di Jurgen Haka, s.t.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nell’estate nel 2024, a Cesenatico, come parte del progetto, sono state allestite due piccole mostre di studenti del vostro liceo. Come descriveresti quest’esperienza? Quali sono state le reazioni dei visitatori e quali quelle degli autori?

Rossella Di Laudo Le due esposizioni di Cesenatico sono state, come altre precedenti, il compimento del lavoro dei relativi alunni. Le progettualità sul tema del paesaggio e dell’autoritratto sono state reinterpretate in maniera del tutto personale da Jurgen Haka e Valentino Ortolani. Questi due alunni, fin dal primo anno di liceo, hanno manifestato una propria “personale ricerca”, una personale “identità creativa” quasi compulsiva che dà vita ad un lavoro quotidiano indubbiamente terapeutico. Le reazioni del pubblico sono state positive manifestando un interesse verso il lavoro di questi due ragazzi.

Nella storia dell’Art brut autori , o giovanissimi, se si esclude il caso dell’algerina Baya – sono rari, per non dire assenti, mentre personaggi esordienti nell’arte a mezz’età o in vecchiaia, occupano uno spazio cospicuo nelle pubblicazioni e nelle raccolte di settore. Ho in mente per esempio Laure Pigeon, Bill Traylor, Aloïs Wey. Viene da pensare che per primo Jean Dubuffet ritenesse che il valore estetico di un elaborato visivo non possa prescindere da una certa maturità del suo autore dal punto di vista anagrafico. Ritieni che le opere che avete selezionato e che vi impegnate a valorizzare abbiano una loro compiutezza?

Rossella Di Laudo Del valore estetico delle opere non ci è mai interessato particolarmente, piuttosto esaminiamo se alla base della ricerca vi è una seria e continuativa identità, che il lavoro abbia una strutturata compiutezza.

Immagine che contiene un Disegno di Valentino Ortolani, s.t.

Disegno di Valentino Ortolani, s.t.

Immagine che contiene un Disegno di Valentino Ortolani, s.t.

Disegno di Valentino Ortolani, s.t.

 

 

 

 

 

 

È innegabile che focalizzare l’attenzione su questo tipo di produzioni visive e di aprirsi al loro potenziale estetico siano passaggi importanti, senza dubbio positivi. Il fatto di occuparvi esclusivamente dei lavori di alunni con disabilità non rischia però di fare di quest’ultima, anziché della ricerca estetica, il criterio fondante del progetto? Nell’ottica di coltivare l’ non potrebbe essere interessante coinvolgere, assieme agli autori con disabilità, anche studenti che seguono la normale programmazione scolastica, magari ragionando sulla possibilità di stabilire affinità tematiche tra le opere?

Immagine che contiene un disegno di Jurgen Haka, s.t.

Jurgen Haka, s.t.

Rossella Di Laudo Il criterio fondante del progetto è quello di lavorare affinché alunni con disabilità abbiano la possibilità di utilizzare la creatività come canale espressivo spontaneo e come dimensione terapeutica. Non penso sia determinante coinvolgere, assieme agli alunni con disabilità, anche studenti che seguono la programmazione scolastica, in quanto l’accademismo scolastico penso non collimi con l’espressività primordiale di certi sviluppi creativi. Anzi una strumentalizzazione accademica penso possa deviare questa originale ricerca.

Sara Ugolini Quali saranno le prossime tappe del progetto?

Rossella Di Laudo Continueremo sicuramente ad organizzare esposizioni individuali ma stiamo anche lavorando per una grande collettiva.

 

Sara Ugolini, storica dell’arte

 

Immagine che contiene un disegno. Ritratto di Jurgen Haka

Ritratto di Jurgen Haka

Immagine che contiene disegno. Ritratto di Jurgen Haka

Ritratto di Jurgen Haka