Un ”ennesimo ” è stato perpetrato a Bologna, proprio qui, nella nostra città, ai danni di una giovane studentessa dell'Alma Mater, per mano del suo fidanzato (poi suicidatosi): ennesimo copione – anche se con un surplus di efferatezza per le modalità – già visto e sentito tante, troppe volte. Ma al di là del cordoglio e dello sgomento immediato espresso ufficialmente, non si assiste a nessuna mobilitazione collettiva di protesta, di vicinanza alla famiglia. Emma é camerunense (come anche il suo fidanzato), in fondo, non era davvero «una di noi»: sembra così – come suggerisce questo post di , responsabile dell'Osservatorio di ricerca sul femminicidio di Unibo – che si voglia ricondurre o derubricare il a una storia tra migranti.

Maggio 2021. Sgomento e città attonita: come, persino a Bologna, persino all'Università una giovane donna viene uccisa dal fidanzato, tagliata a pezzi e gettata in un cassonetto dell'immondizia?

La cronaca ripercorre su più giorni i dettagli di una vicenda definita atroce, che si svolge quasi a puntate, cercando dettagli che man mano mutano seguendo l'iter delle indagini.

È una domenica mattina quando le coinquiline di Emma allo studentato universitario si accorgono che non è rientrata a casa dal giorno precedente. Chiamano il fidanzato per avere notizie, ma anche lui si dice preoccupato.  Avvisano dunque della scomparsa la polizia. Sono di turno i carabinieri, i quali si recano dal fidanzato e lo scoprono suicida.  Nel frattempo, la segnalazione di un cittadino porta al macabro ritrovamento del cadavere di Emma, ridotto in pezzi in un cassonetto dall'altra parte della città.

I giornali titolano: «omicidio-suicidio».
Emma e Jacques, il fidanzato, sono entrambi originari del Camerun. Forse anche questo concorre a far sì che il titolo non sia «-suicidio».
Il ritratto di lei, elegante e sorridente il giorno della laurea un paio di anni fa, ritagliato nel fotomontaggio, campeggia su molti quotidiani.

I particolari e le reazioni si susseguono nei giorni successivi. Emma studia ora nella laurea magistrale in Sociologia e servizio sociale, le mancano tre esami e la tesi. Il suo «sogno in Europa» è stato spezzato. Una «brava ragazza», «allegra e amante dei bambini», «studiava con passione e impegno». Si riportano le dichiarazioni formali di cordoglio e «sgomento» del Consiglio studentesco, della direttrice del suo dipartimento, di Er.go, l'Agenzia del diritto allo Studio presso cui alloggiava, della prorettrice agli studenti, di un assessore comunale in campagna elettorale, di due assessore in regione, della Casa delle . Il magazine dell'Università le dedica un trafiletto di cordoglio, fra i lutti in ateneo. L'ennesimo cha ha spento una giovane vita di donna. «Dobbiamo fare di più», per combattere questi tragici eventi.

Intorno al cassonetto, però, sembra si ritrovino solo i camerunensi bolognesi. Nessuna fiaccolata collettiva, nessuna staffetta, nessuna marcia per Emma. Nessuna azione collettiva di protesta.

Ultimo in ordine di data mentre scriviamo, l'appello della madre, che chiede al parente prossimo in Italia di «riportarla a casa».  Lui si appella al Comune, o forse alla solidarietà della per coprire i costi di questo ultimo viaggio.

Il denaro, i denari corrono lungo la storia che si dipana nei primi giorni d'indagine: Jacques avrebbe discusso con Emma a proposito di una somma che sosteneva di averle prestato. Il cugino l'aveva in parte aiutata a mantenersi agli studi a Bologna. Ora, mancano soldi per riportarla a casa.

Ipotesi varie si accavallano nelle righe della cronaca: era incinta, no non lo era; doveva del denaro al fidanzato, no non è possibile; lui era in cura presso i servizi psichiatrici, no non è vero, aveva solo tentato il suicidio un paio di anni fa; non sembra litigassero spesso, ma quel sabato un vicino li aveva sentiti discutere.

Alla ricerca di un perché che non si trova, i giornalisti abbandonano la cronaca e riportano i comunicati «attoniti» sull' «ennesimo ». A Bologna. All'Università.

Eppure si avverte, nell'atmosfera delle ipotesi e delle dichiarazioni, una rarefatta presa di distanza. È come se tra le righe si leggesse qualcosa di non detto: Emma, in fondo, non era davvero «una di noi» e così anche quel fidanzato più vecchio di 12 anni, originario del suo stesso paese, ospite di una residenza per sofferenti psichici. Il suo «sogno in Europa» la colloca lontano. Un omicidio-suicidio. Fra migranti.

Nel 2020, anno del lockdown, sono diminuiti in Italia gli omicidi in generale, ma soprattutto quelli con vittima maschile. La percentuale di vittima di mano maschile è quindi aumentata: uomini assassini e uccise senza ragione. Qui, tra di noi.

 


Docente di Sociologia della comunicazione
Responsabile dell'Osservatorio di ricerca sul Femminicidio