, ordinario di Medicina interna all'Università di Ferrara, ci aiuta a capire in modo scientificamente fondato e al tempo stesso accattivante “cosa ci azzecca il Covid 19 con i ritmi biologici”, che regolano la nostra vita quotidiana e ci fornisce alcuni consigli utili a migliorare la salute.

Il primo pensiero che viene alla mente richiama l'ormai famoso slang molisano ‘Ma cosa ci azzecca?' Forse, invece, un poco ci azzecca…
Avete visto tutti in questi drammatici mesi, come le forme cliniche con cui l'infezione da si è manifestata sono state svariate. Da quadri iperacuti di insufficienza respiratoria, trattabili solo in terapia intensiva, a quadri più o meno gravi di polmonite interstiziale, molti dei quali meritevoli di ospedalizzazione ma una parte anche gestibile al domicilio, a forme paucisintomatiche di tipo simi-influenzale, fino a quadri completamente asintomatici (destinati a rappresentare il problema della cosiddetta ‘fase 2').

Come si può spiegare tutto questo? Di certo, gli scienziati sono al su molte ipotesi.  Ad ogni modo, semplificando al massimo il problema, un concetto valido per qualsiasi forma di infezione è che due grandi fattori entrano in gioco: la ‘carica' dell'agente infettante da una parte, e la situazione delle difese immunitarie del possibile ‘infettato' dall'altra. E' intuitivo pensare che l'incontro fra una ‘carica' elevata e una situazione immunitaria dell'ospite compromessa generi la situazione peggiore (e questo spiega purtroppo la elevata mortalità in pazienti con molteplici patologie concomitanti). Mentre una ‘carica' lieve nei confronti di un ospite con ottimale risposta immunitaria possa risultare in forme meno gravi o addirittura lievi.

Ritorniamo alla domanda di prima: ‘Ma cosa ci azzeccano i ritmi biologici?'
Ogni essere vivente sulla Terra spende la propria esistenza e organizza le proprie attività quotidiane interagendo sia con l'ambiente che con le altre forme di vita, comportandosi o come commensali (mangiare o essere mangiati) o come invasori e/o parassiti. Sappiamo inoltre che le caratteristiche dell'ambiente, intese come i processi che garantiscono il mantenimento della vita e la esecuzione delle attività quotidiane, presentano variazioni periodiche, per lo più sincronizzate con l'alternanza luce/buio (ritmi circadiani).
Ricordo qui che la scoperta dei meccanismi di regolazione e funzionamento dell'orologio biologico è valsa il premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina a Michael Young, Jeffrey Hall e Michael Rosbash nell'ottobre 2017. L'orologio biologico si è conservato, nonostante e attraverso l'evoluzione, per oltre 2.5 miliardi di anni e, guarda caso, se ne trova traccia nei microrganismi (Cianobatteri) che hanno contribuito grandemente alla della terra come la conosciamo ora (con l'ossigeno!). Il perché della durata ‘record' di questa organizzazione sta nel vantaggio evolutivo garantito dalla cosiddetta ‘anticipazione' ovvero sapere che se un fenomeno è ritmico e si ripete (ed è prevedibile) ci si può ‘organizzare' per averne un vantaggio.

Ne consegue che anche le interazioni fra ospite e microrganismo risentano di questa regolazione circadiana che vede, come eserciti schierati, da una parte il sistema immunitario e dall'altro gli organismi patogeni, qualsiasi essi siano (batteri, virus, parassiti). Ma tutto questo è ancora più complicato per i virus. Questo perché quando un virus penetra nell'organismo, è in grado di modificare i processi biologici della cellula infettata al fine di favorire la propria (del virus) replicazione e la massima diffusione ai vari tessuti e organi.
Quindi, da una parte, una serie di componenti del nostro sistema immunitario risentono dell'organizzazione circadiana. Ad esempio, una vaccinazione eseguita alla mattina consente di sviluppare un tasso di anticorpi ben maggiore rispetto alla stessa pratica eseguita al pomeriggio.

L'orologio biologico (o meglio gli orologi) consistono di proteine con funzione di ‘timer' per l'espressione di migliaia di geni (clock-controlled genes o ‘geni orologio'). Alcuni di questi geni orologio sono in relazione con il sistema immunitario, ed esplicano azioni sulla funzione dei macrofagi (come da etimologia greca, le cellule capaci di eliminare l'aggressore ‘mangiandolo'), nel meccanismo dell'infiammazione, e anche –ad esempio- nella regolazione della risposta antivirale specifica del polmone.
E pensate che se un topolino da laboratorio viene sperimentalmente infettato con un virus quando sta per andare a dormire (la mattina, ricordate il topolino è un animale notturno), la replicazione del virus è addirittura dieci volte maggiore rispetto a quella che si osserva se il topolino viene infettato all'inizio della sua giornata ‘lavorativa'.

Ora, perdonate questa parentesi molto e torniamo quindi alla domanda molisana ‘Ma cosa ci azzeccano i ritmi biologici?'  La risposta è semplice.
Possedere ritmi biologici bene organizzati rappresenta un aiuto decisivo per la nostra salute, ed anche per la risposta immunitaria. Sembra cosa facile, ma viviamo in un mondo in cui siamo esposti continuamente –senza che spesso ce ne rendiamo conto– a continue desincronizzazioni (orari di , alimentazione, ) dannose per la salute.
Il ricopre un ruolo di importanza strategica nella vita dell'uomo. E non ci sono dubbi che la Società moderna tende a ridurre costantemente il tempo dedicato al . Da una parte, concetti profondamente radicati nel nostro subconscio tendenti ad avvicinare il concetto di a quello di morte (‘Habes somnum imaginem mortis', scriveva Cicerone nelle Philippicae, Tusculanae Disputationes), e dall'altra pensieri sul tempo dedicato al come tempo perso per l'attività, vanno a braccetto.
E fa riflettere la frase ‘Sentiamo sempre le persone parlare della “perdita di sonno” come di una calamità. Farebbero meglio a definirla una perdita di tempo, di vitalità e di opportunità' pronunciata proprio da Thomas Alva Edison, l'inventore della luce elettrica. Edison non poteva prevedere che, oltre ai grandi vantaggi, l'illuminazione artificiale (possibilità di essere produttivi al 24/24) avrebbe portato con sé una serie di conseguenze sulla salute relative alla desincronizzazione dei ritmi circadiani, ad esempio, dei lavoratori turnisti.

Quindi, una buona ricetta per migliorare la propria salute ha vari ingredienti: (i) andare a letto ad orari costanti (e massimo entro mezzanotte), cercando di evitare assolutamente dispositivi a luce blu (smartphone, tablet, computer) nelle ore immediatamente precedenti, (ii) garantirsi una soddisfacente quota di sonno sia in termini di quantità ma soprattutto di qualità (otto ore filate o otto frazioni di un'ora l'una non sono la stessa cosa); (iii) tenere un corretto ritmo dei pasti, a partire da una buona colazione, ricordando di mantenere una finestra di digiuno di 12 ore fra cena e colazione, e mai mangiare di notte!; (iv) stare un poco all'aperto e prendersi un carico di luce, specialmente la mattina (la luce è il migliore sincronizzatore dei ritmi circadiani); (v) fare un poco di esercizio fisico, possibilmente tutti i giorni.

Vedete? Siamo partiti dal e siamo arrivati ai ritmi biologici. Dopo mesi di chiusura in casa, ricordatevi di tutto questo al momento di rituffarsi nella frenetica vita di ogni giorno.

Un Tempo per Ogni Cosa*


Ordinario di medicina interna, Università di Ferrara
Direttore dell'unità operativa complessa di Clinica Medica
dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant'Anna di Ferrara

 

 *Un tempo per ogni cosa: vivere in sintonia con il proprio orologio biologico (2019, Milano, Piemme), è il titolo del libro del prof. Manfredini che sarà presentato lunedì 8 giugno ore 17, in video conferenza organizzata dalla Minguzzi – Gentili.

Questo è il link per partecipare

L'incontro sarà diffuso anche in diretta Facebok