Ebbene sì: nel 2020 l'Istituzione gian franco minguzzi compie 40 anni.
Correva l'anno 1980, un anno importante nella storia delle Politiche sociali e sanitarie del nostro Paese, un anno di svolta: stava finendo il periodo delle grandi riforme e delle tante lotte che le avevano promosse in nome di nuovi diritti per tutti (statuto dei lavoratori, nuovo diritto di famiglia, aborto, asili nido pubblici, consultori, tempo pieno a scuola,…). In ambito socio-sanitario e psichiatrico il movimento antimanicomiale, attivo in diverse aree del paese, avrebbe portato alla chiusura degli Ospedali Psichiatrici “per legge” (unica in Europa e non solo), la legge 180 (maggio 1978), a cui avevano contribuito, tra gli altri, Franco Basaglia e gian franco minguzzi. La 180 sarebbe poi confluita, a dicembre del 1978, nella legge 833, la c.d Riforma sanitaria, istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale (ssn). La psichiatria entrava a pieno titolo a far parte della medicina, lo psichiatra tra le figure mediche di rilievo.
Il 1 gennaio 1980 prendeva avvio il ssn, iniziava il lento, faticoso e progressivo lavoro di svuotamento dei manicomi. Il 22 aprile di quell'anno, a Bologna il Consiglio provinciale deliberava la creazione di un “Centro di studio e documentazione di storia della psichiatria e dell'emarginazione sociale”, su impulso di un gruppo di amministratori illuminati (in primis Alessandro Ancona) e intellettuali cittadini prestigiosi, tra cui lo stesso Minguzzi e Ferruccio Giacanelli, che ne divenne il Direttore.
Il 12 gennaio 1988, qualche mese dopo la prematura morte, il Centro veniva intitolata a gian franco minguzzi, “come riconoscimento istituzionale del ruolo di prima linea che Minguzzi aveva avuto a livello nazionale, nel processo di trasformazione profonda della concezione teorica e della pratica sociale della psichiatria” (v. Loperfido, 2007). L'ultimo passaggio è avvenuto nel 1995, quindi 25 anni fa, con la trasformazione del Centro in Istituzione (sempre intitolata a G.F.Minguzzi), che diventava così un ente con autonomia gestionale, dotato di un organico, un Consiglio di Amministrazione e un Presidente di nomina fiduciaria del presidente della provincia prima, del sindaco metropolitano poi.
Non è questo il luogo per ripercorrere i primi 40 anni di attività: questo compito verrà affrontato in altra sede e con altre modalità, anche un po' diverse dal solito (ad esempio, una serata dedicata al “Minguzzi”, a luglio 2020, del Cinema in piazza, in collaborazione con la Cineteca di Bologna).
L'intenzione per ora è semplicemente di richiamare l'attenzione su questa ricorrenza e ci sembra che il logo (ideato da Alessandro Zanini) svolga questo compito in modo eccellente.
L'immagine “classica” del matto, che è stata in primo piano con evidenza pittorica a tinte forti fino a tutti gli anni 90, a segnalare la centralità del tema della Psichiatria – si pensi all'Album di lavoro Mal di psiche del 1999 che ne riportava l'immagine a tutto campo in copertina, alle iniziative “Vita da pazzi”, con mostre itineranti nel territorio provinciale come azione di contrasto allo stigma – si è progressivamente spostata sullo sfondo, ad indicare in modo altrettanto iconicamente efficace, il cammino percorso dall'Istituzione in questi ultimi vent'anni nel passaggio dal focus sulla Psichiatria a quello sulla salute mentale.
In quello stesso Album di lavoro, a conclusione dei primi 20 anni di attività del Minguzzi, venivano delineate le nuove piste di lavoro che si erano già intraprese: l'attenzione ai fenomeni di esclusione sociale, la partecipazione a Progetti europei sullo “sviluppo delle competenze e delle risorse presenti nella comunità a supporto dei processi di integrazione sociale dei pazienti psichiatrici”, la costruzione di reti con le realtà associative del territorio.
Il “matto” passa quindi in secondo piano, non certo per dire che il problema è scomparso, piuttosto per sottolineare la consapevolezza che il tema va ricompreso in un contesto più ampio, che è quello proposto dalla concezione moderna di salute mentale, intesa come espressione della complessa interazione tra persona e ambiente, con una dimensione individuale, relazionale, comunitaria, secondo le indicazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e delle organizzazioni internazionali. La salute mentale come bene comune, individuale e collettivo, come diritto umano fondamentale.
Ed é sulla elaborazione di questa “certa idea di salute mentale e di comunità” che l'Istituzione Minguzzi si sta ora impegnando e si impegnerà nei prossimi … 40 anni.
Bruna Zani
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