Avevo otto anni quando è successo la prima volta.
Non capivo bene cosa fosse, ma faceva tanto male.
La mamma era uscita per andare dalla zia, e il papà non aveva voluto che la accompagnassi.
Di solito nel pomeriggio andavo nel parco a giocare con mio fratello più grande. Ma quella volta no.
Papà mise un film per noi. Poi cominciò a svestirsi.
Mio fratello quando lo ha scoperto si è arrabbiato molto. All'inizio voleva ucciderlo. Ma dopo mi ha detto: «Devi essere paziente e ragionevole. Un giorno andremo via e avremo una casa nostra».
La mamma è molto religiosa, ma in modo moderato. Mi dà tanti consigli. Si fa i fatti suoi.
Una volta ho provato a farla finita, tagliandomi i polsi con un pezzo di vetro. Ma non è andata. I miei pensano che mi fossi fatta male cadendo su un tavolino. Solo io conosco la verità.
Ho provato anche a fuggire di casa. Ma dopo un mese mi si sono accorta che fuori per me è peggio. Lui continua a chiedere, a chiedere, a chiedere. Ma almeno qui è il mio nido, con mio fratello e con la mamma.
Avevo pensato di ucciderlo. Lui prende medicine e avevo comprato del cianuro per metterlo in una delle sue tante pillole. Ma poi non l'ho fatto. È troppo facile per lui morire così. Invecchia ogni giorno di più, è malato ogni giorno di più. Deve soffrire per sentire anche lui la sofferenza che causa. Aspettiamo. Tutti in famiglia aspettiamo che accada.
Alla radio hanno detto che sono 5200 i casi denunciati di stupro in famiglia in Iran. Per provarli di fronte alla giustizia, nel mio paese bisogna farsi visitare entro massimo 72 ore dalla violenza. Poi occorrono 4 testimoni maschi saggi e maturi che abbiano assistito al fatto. E alla fine la confessione dell'imputato.
Irrealistico.
Qui come altrove la parola di una ragazza non basta. Specie se lei non denuncia subito. Chissà come mai gli uomini pensano sia meno credibile raccontare quando il tempo ha permesso alle ferite dello spirito e della carne di trovare le parole per dirlo.
Il mio futuro? Dicono che sposandomi sarò felice. Non penso sarà così, con questo mio passato.
Guardo ogni giorno la mamma e la zia, sposate: non sono felici. E poi, se avessi una figlia, mio marito farebbe a lei la stessa cosa?
Cammino, cammino, cammino. Sola, privata del futuro, prigioniera di un presente sbagliato.

Storia liberamente ricostruita da a partire da quella, vera, narrata nel docufilm Hailstone's Dance, di Amin Pourbarghi e Seyed Ali Jenaban, 2016